Sottoscritto il Contratto integrativo regionale per gli Addetti al settore idraulico agrario e idraulico forestale

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L’Assessore alle Politiche Agricole, Forestali ed Alimentari Francesco Cupparo – accompagnato dalla dirigente generale del Dipartimento Emilia Piemontese e dal funzionario Ufficio Foreste Piernicola Viggiano – e i segretari di Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil Esposito, Romano e Nardiello (con delegazioni di dirigenti) hanno sottoscritto oggi il Contratto integrativo regionale per gli Addetti al settore idraulico agrario e idraulico forestale. Tra gli aspetti più significativi è previsto un incremento della retribuzione pari al 2% per tutti i lavoratori a tempo determinato e indeterminato a decorrere dal 1° gennaio 2023, con specifiche tabelle di retribuzione. II contratto si applica ai lavoratori forestali costituenti la platea unica istituita ai sensi della L.R. 42/98 e ss.mmi. e progetto SAAAP, oltre che a tutti i lavoratori assunti nell’ambito del CCNL “Lavoratori sistemazione idraulico-forestali e idraulico-agraria”. Sarà costituito in Basilicata l’osservatorio regionale, così come definito nel CCNL di categoria vigente; l’osservatorio rappresenterà l’organo consultivo circa la corretta applicazione delle norme contrattuali.

Nel documento Regione e sindacati riconoscono che il bosco in Basilicata, oltre a rappresentare una risorsa importante di riequilibrio, può diventare la base di un nuovo sviluppo economico, produttivo, sociale ed occupazionale per l’intera Regione.

In base a tale presupposto è necessaria una reale rivalutazione, anche culturale, delle molteplici funzioni del bosco, che vanno dagli aspetti protettivi, produttivi, ricreativi a quelli sociali ed economici, legati alle attività forestali e idraulico-agrarie.

Salvaguardia del territorio e dell’ambiente, uso plurimo e produttivo del patrimonio boschivo, stabilità dell’occupazione e valorizzazione della professionalità degli addetti devono rappresentare gli obbiettivi fondamentali di una nuova politica forestale, che deve adottare la programmazione degli interventi e l’attivazione di tutte le sinergie possibili come vincoli determinanti per la produttività sociale ed economica del settore.

Gli operai forestali che operano prevalentemente in zone montane, anche se non concorrenziali sul piano numerico, sono fondamentali sul piano dell’equilibrio territoriale, perché contribuiscono a   custodire vaste zone che assicurano un ruolo vitale per la sicurezza delle città e delle campagne di pianura, attraverso complessi sistemi idrogeologici ed ecologici del nostro Paese.

Fondamentale, quindi, è l’impiego di tali maestranze nella sistemazione della difesa del suolo, come l’attività di prevenzione e presidio territoriale, il ripristino delle condizioni di agibilità del territorio montano in dipendenza di particolari eventi meteorici o altre calamità naturali.

E’ in atto un sostanziale ripensamento di natura organizzativa che rivaluti i lavoratori al fine di favorire il controllo ed il mantenimento degli equilibri idrogeologici del territorio nella sua componente più fragile e delicata: quella montana. In questo contesto non si può prescindere dall’ esame delle politiche di settore sia comunitarie che nazionali.

Il Regolamento n. 1305 del 13/12/13 che determina i lineamenti operativi e le risorse finanziarie 14/20 prevede il sostegno ai metodi di gestione del territorio incoraggiando i detentori di aree forestali ad adottare criteri di utilizzazione del suolo compatibili con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente naturale, del paesaggio e di protezione delle risorse naturali.

In quest’ ottica le foreste offrono molteplici vantaggi che vanno dalla fornitura di materie prime (legname) rinnovabili ed eco-compatibili alla conservazione della biodiversità, al ciclo globale del carbonio, dall’ equilibrio idrogeologico alla difesa dell’erosione oltre a rendere un servizio sociale e ricreativo alla popolazione urbana. In questa prospettiva, i selvicoltori e detentori di aree boschive non appaiono solo come produttori di beni materiali fondamentali, ma come custodi del territorio, nella sua identità fisica e nel suo spessore culturale, e il territorio non può sopravvivere alle sue funzioni di utilità senza chi lo lavora. È una consapevolezza che fa vedere le cose in termini di efficacia ed interdipendenza.

L’aggancio della selvicoltura al più ampio comparto ambientale ed il suo inserimento, a pieno titolo, nella politica di sviluppo rurale, presuppone che alle priorità dell’Unione in tema di sviluppo rurale, messe in atto con il Regolamento (UE) n. 1305/2013, si affianchino il programma nazionale e i programmi regionali con il coinvolgimento di un apposito partenariato che riunisce le organizzazioni e amministrazioni impegnate nella rete rurale nazionale. La politica europea è, infatti, rivolta al raggiungimento di determinati obiettivi quali:

–     L’ importanza del settore forestale quale elemento strategico per lo sviluppo rurale;

–     La tutela dell’ambiente attraverso la messa in opera di interventi di forestazione;

–     Il ruolo socio-economico della foresta;

–     L’ impegno dell’Unione Europea in ambito internazionale per contrastare il degrado forestale;

–     L’ importanza dell’utilizzo delle biomasse forestali, non solo a fini energetici, per il controllo dell’inquinamento da anidride carbonica;

–     L’ incentivazione all’ utilizzo dei prodotti legnosi ed alla loro certificazione ed il sostegno alla competitività delle industrie operanti nel settore del legno.

In questo quadro, la programmazione regionale in materia di forestazione assume un valore di assoluta rilevanza anche ai fini degli obiettivi di qualificazione e tutela ambientale perseguiti dalla riforma della politica agricola comunitaria, in particolare per quanto riguarda il cosiddetto “2° pilastro”. Inoltre, anche le carenze della politica forestale nazionale potranno essere finalmente superate attraverso la piena attuazione della legge sulla montagna e dalla rivisitazione di un piano forestale nazionale, oltretutto da tempo atteso, capace invece di divenire uno strumento multifunzionale in grado di valorizzare gli aspetti occupazionali, culturali-economici e paesaggistici del patrimonio forestale.

Nel sottolineare che le attività di rimboschimento regionali dovranno orientarsi all’insediamento  di pregiate essenze forestali sfruttabili industrialmente ed alla riconversione del bosco l’assessore Cupparo evidenzia che la Legge Regionale 42/98 e ss.mm.ii., nel recuperare un ritardo storico sul piano legislativo, pone la Basilicata all’avanguardia nella conservazione e difesa del patrimonio  ambientale, naturalistico, turistico,  paesaggistico e di difesa del sistema idro-geologico del territorio lucano. Le relazioni sindacali, attraverso la gestione del contratto e della L.R. 42/98 devono mirare ad introdurre tutti quegli elementi di innovazione e utilizzare le nuove opportunità per uscire definitivamente dai residui di una logica di tipo assistenziale che ha caratterizzato l’intervento negli anni precedenti e imboccare  con decisione la strada di una forestazione con accentuati caratteri produttivi.

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