Un arretramento le liste di proscrizione. Il caso del materano Petrocelli

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Dopo anni di quasi assordante silenzio, un’improvvisa notorietà a fine mandato quella di Rosario Petrocelli. Rosario chi? Il senatore pentastellato. Si, quello finito in primo piano nelle liste di proscrizione dei giornaloni nazionali capaci di evocare di colpo le guerre sociali romane, quelle di Mario e Silla per intenderci.

Ci avrò parlato in tutto meno di dieci volte. Ma andiamo per ordine. Non mi sono mai piaciuti certi “cori”. Specialmente quelli russi del dopoguerra, ritmati dal cupo incedere dei carriarmati in Ungheria, Cecoslovacchia e adesso in Ucraina, tutte nazioni di un continente continuamente minacciato dall’interno, direttamente alle radici della sua secolare vicenda politica e civile. Si tratta di quell’Europa per la quale nel referendum consultivo del 18 giugno 1989 il popolo italiano si espresse a favore della costituzione di un Parlamento comune. I consensi superarono l’80 per cento dei votanti. Praticamente, ci abbiamo creduto quasi tutti. Ma, 33 anni dopo, quella agognata unità d’intenti tra popoli continua a essere messa a dura prova da micidiali torsioni, imbarazzanti divisioni, clamorosi indietreggiamenti, gli inglesi della Brexit più di tutti ne sanno qualcosa.

Eppure, l’Europa rimane la culla di un principio irrinunciabile, nonché riconoscibile pilastro di ogni democrazia: il diritto a esprimere le proprie libere opinioni, potente collante, tra gli altri, che ci fa sentire partecipi di una complessa vicenda comune, anche se non poche volte non priva di evidenti incertezze.

Forse andrebbe ripreso il celebre Trattato di Voltaire, secondo cui “la tolleranza non ha mai provocato una guerra civile; l’intolleranza ha invece coperto la terra di massacri”. È questo il celebre punto di vista di uno tra i padri indiscussi dell’Europa moderna, fautore del dubbio come metodo laico, nel senso che il dubbio è scomodo, ma solo gli imbecilli non ne hanno.
Per quel pochissimo, quasi niente, che ho avuto modo di conoscerlo, Petrocelli non mi ispira nemmeno per un attimo il ritratto di un pericoloso “infiltrato” venuto dal freddo. Mi provocherebbe una certa apprensione solo se lo vedessi armato aggirarsi per le strade della città agitando una rivoltella, per la ragione che non credo ne abbia mai impugnata o saputo usare una. Eventualità, quindi, oltremodo remota, impossibile.

Insomma, non lo difendo. Una cosaccia come la frase dello scorso 25 aprile, il termine liberazione scritto con la Z maiuscola come quelle disegnate sui carriarmati russi, si commenta da sola.

Come dicevo, però, i cori non mi piacciono, anche quelli del tipo armiamoci e partite. Ragione per cui per me non ha senso partire lancia in resta per una crociata contro il proscritto Petrocelli. Ho mio malgrado subito lo stolkeraggio politico dei 5 Stelle durante le ultime amministrative, tutto documentabile, eppure mi dissocio da ogni pratica tribale di linciaggio, purtroppo perennemente in voga sui social. Scrivo, invece, queste considerazioni solo in omaggio al dubbio evocato sopra, perché se non è piacevole, tanto meno evidenzia quanto ridicole appaiano talune granitiche certezze che dell’elmo di Scipio si cingono la testa.

Mentre è ragionevolmente vero che le streghe hanno smesso di esistere solo quando in Europa abbiamo smesso di bruciarle. Non mi assocerò, dunque, a ignorare neppure per un attimo le barbarie di Putin, che della libertà di stampa ha fatto strame. Quanti giornalisti ha incarcerato o, peggio ancora, fatto fuori il suo regime? Trovo preoccupante e regressivo, tuttavia, l’emersione di un certo clima di intolleranza in generale e, in particolare, un non lieve sentore di bruciacchiato intorno alla persona, non solo alle opinioni attribuite al senatore grillino, che potranno non essere minimamete condivise, eppure, va garantito il diritto di lasciargliele esprimere.

Per quanto, non di meno, suscita perplessità il silenzio di chi tra i suoi amici materani tace, non una parola, bella o brutta che sia. Chissà, magari domani alcuni faranno anche finta di non conoscerlo. Petrocelli? Ma Petrocelli chi?

Pasquale Doria
Matera Civica

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