COVID: CESTARI (ITALAFRICA), VARIANTE SUDAFRICA DIMOSTRA CHE se non sono protette anche le zone più povere dell’Africa non è protetto nessuno

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“È successo quello che tutti gli esperti dicevano sarebbe successo: la cosiddetta variante sudafricana dimostra che se non sono protette anche le zone più povere dell’Africa non è protetto nessuno”: è quanto sostiene il Presidente della Camera ItalAfrica Alfredo Cestari sottolineando che “la carenza di vaccini fa esplodere le varianti Covid in Africa. Meno del 7% della popolazione africana è vaccinata a ciclo completo. Un ritardo che favorisce la proliferazione di mutazioni. Per questo se si vuole realmente centrare l’obiettivo di vaccinare almeno il 40% della popolazione globale nel più breve tempo possibile, alla Dichiarazione sottoscritta di recente dai Ministri della Salute del G20 – continua Cestari – deve seguire un cronoprogramma di intervento quanto più rapido ed efficace possibile. Ecco perchè dobbiamo formare il più in fretta possibile migliaia di operatori sanitari, affinché siano in grado di rassicurare la popolazione e abbattere l’esitazione vaccinale, gestire e amministrare le scorte di vaccini, somministrare le dosi in sicurezza. Noi – continua il presidente di ItalAfrica – ci poniamo l’obiettivo contestuale  di rilanciare le attività produttive, lo scambio commerciale, i programmi che coinvolgono l’imprenditoria italiana ed europea in Africa centrale. La riapertura delle frontiere attraverso la ripresa dei voli internazionali ed intercontinentali, condizione fondamentale per tornare a connettere Europa ed Africa e quindi un passaggio necessario per riprendere la cooperazione con i Paesi degli altri continenti, deve coincidere con la riaccensione dei motori delle attività di cooperazione programmate, a partire dall’impegno Ue degli anni passati di investire in Africa 100 miliardi per aggiornarne gli effetti sul piano economico e sociale a seguito della pandemia.  La situazione – aggiunge – non cambierà senza interventi da parte degli Stati che pure hanno finanziato una gran parte della fase iniziale di ricerca sul vaccino, quella finanziariamente più rischiosa. I dati sulla campagna vaccinaòe nei Paesi Africani  rivelano lo stato della disuguaglianza dei vaccini tra paesi ad alto e basso reddito. Condividiamo e sosteniamo le dichiarazioni del direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Africa, Matshidiso Moeti: “Le azioni parlano molto più delle parole e i paesi africani hanno bisogno di date di consegna chiare in modo da poter pianificare correttamente la somministrazione dei vaccini”. “Il fatto che anche gli operatori sanitari in prima linea e gli anziani non siano ancora protetti in tutta l’Africa la dice lunga su come i governi dei paesi ricchi abbiano voltato le spalle al mondo”. Nello stesso continente africano vi sono grosse disparità interne: se da un lato ci sono paesi come le Seychelles dove l’80% della popolazione ha ricevuto almeno una dosa, dall’altra ci sono paesi come la Repubblica Democratica del Congo dove la percentuale è di appena dello 0,1”.

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