MODARELLI NON SI DIFENDE, CHIARISCE

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Il Consiglio comunale di Policoro di ieri ha scongiurato il temuto, e per alcuni agognato, commissariamento cittadino. È ormai fama diffusa che artefice concreto di tale risultato sia stato il Consigliere comunale di Forza Italia Gianluca Modarelli, risultato che, come facilmente prevedibile, ha aperto la strada e riportato in auge letture di Andreottiana memoria. Siamo difronte a rivisitate strategie della sopravvivenza o ad inedite forme di costruzione? A risponderci è lo stesso Modarelli. Penso, asserisce il Consigliere, con invidiabile pacatezza e consapevolezza, che le ragioni sottese al mantenimento del numero legale –cosa ben diversa dal voto favorevole- le abbia esplicitate durante tanto il Consiglio di ieri quanto in quello dello scorso 31 luglio, per cui trovo ridondante ritornare sulle stesse, mentre ritengo doveroso riprendere alcuni passaggi, che a quanto pare non solo sembrano essere sfuggiti, ma hanno prestato il fianco a menti maliziose e capziose che rifiutano di scorgere la trave che è nei propri occhi guardando la pagliuzza che è nei miei. Andando per ordine.

Primariamente rispondo alle considerazioni vestite di nobile ermeneutica che, posta l’insindacabilità di un governo Mascia inesistente, fallace e fallimentare sotto tutti i punti di vista (il sottoscritto, contrariamente a quanto si vuol far credere, ha esortato più e più volte l’amministrazione Mascia a presentare le dimissioni), la concessione del mantenimento della carica che la mia presenza in consiglio ha garantito non ammette né “condivisioni di sorte”, né miei passaggi tra altri banchi, né l’impossibilità futura per Mascia e i suoi di poter comunque deliberare in giunta o di ottenere i numeri anche dalla minoranza in sede di eventuali consigli comunali rispetto a questioni di oggettiva importanza, che già in passato hanno ottenuto parere favorevole tra la minoranza, costituita non solo dal sottoscritto. Cosa ci sarebbe di diverso domani? Mi rivolgo, poi, all’assessore regionale alla Sanità Rocco Leone che sembra essere andato su tutte le furie, accusandomi di tradimento nei confronti del mio partito e della mia città, chiedendogli, su quali basi? È fuori di ogni dubbio che siamo dinanzi ad una chiara mistificazione della realtà. Tanto per cominciare la posizione da me assunta, per mera dovizia di verità, è stata ponderata e vagliata non da libero pensatore come vuole fare credere l’assessore, ma con i vertici di Forza Italia nonché con i cittadini e i tesserati, di cui l’assessore, forse, non ha contezza non avendo esso stesso tesseramento a Forza Italia. La libertà di pensiero e di azione è un diritto che esercito nel non assecondare atti disdicevoli e penalmente perseguibili, del resto non è un caso se a tutt’oggi il sottoscritto non è mai stato indagato. Non permettere l’insediamento del commissario è stata una scelta lungi dall’essere un espediente di mantenimento di poltrone –sono eventualmente in attesa delle prove del baratto o delle convenienze dello stesso- quanto piuttosto una scelta condivisa con il partito e portata a conoscenza anche al resto della minoranza ai fini del bene cittadino onde ostacolare l’arrivo di un commissario, che, opportunisticamente parlando, non avrebbe avuto il potere e la volontà, non essendo organo politico, di rispondere alle esigenze strategiche ed essenziali della città. Se questo significa non amarla, allora credo dovremmo intavolare un convegno sul concetto di amore e responsabilità civica. Non posso accettare, continua Modarelli, lezioni di amore verso il mio partito o la mia città, da chi ha puntualmente mostrato disinteresse e menefreghismo soprattutto per quei temi che il proprio assessorato si fregia di rappresentare e tutelare. Vale giusto la pena di riportare alla memoria di Leone l’ingiustificata assenza agli incontri sui temi della salute e della disabilità comunicata a pochi minuti dall’inizio degli stessi, solo perché a prendere parte ai medesimi tavoli vi era anche il sottoscritto. 

L’odore di tradimento partitico ce l’ha la condotta pavida di Leone quando si è sottratto agli inviti a partecipare alle tavole rotonde promosse più volte dal Coordinatore provinciale e regionale di Forza Italia, che interrogati sul punto potranno certamente confermare la circostanza; oppure quando, in occasione delle amministrative del Comune di Tursi ha sostenuto l’aspirante sindaco del PD; senza, inoltre, sottovalutare che a nome di Leone non si riscontra neanche un tesserato al partito quando invece a nome di Modarelli se ne possono contare oltre cento. In nome di quale legittimità Leone, inoltre, osa tacciarmi di lealtà partitica quando non si mai è degnato di interloquire con l’unico consigliere comunale di riferimento della sua fazione politica?

È facile puntare il dito quando si tacciono le proprie condotte. Non credo che il nostro assessore sia stato leale verso Forza Italia, cui dice di appartenere, rassegnando le sue dimissioni da consigliere comunale alla vigilia delle elezioni provinciali che potevano favorire il consigliere del suo partito. Non credo possa essere considerato credibile un politico che anziché promuovere il consigliere della sua città si è mosso favorendo uno del suo comune di nascita. È il sottoscritto il traditore o Leone quando nomina nel suo staff istituzionale membri di altri partiti?

Tante sarebbero le contraddizioni da far emergere, ben più gravi delle accuse infondate che mi vengono mosse. Pertanto, conclude Modarelli, le respingo tutte al mittente invitandolo a dimettersi autonomamente da un partito di cui si vergogna quando, in realtà, alla luce di quanto sin qui detto (e non tutto), sarebbe il partito a doversi dolere di avere un simile rappresentante. Io, invece, rimango sotto l’egida del mio simbolo che continuo a rappresentare e continua a rappresentarmi.  

Infine, per quanto riguarda le ulteriori pretestuose quanto infondate accuse mossemi dai Consiglieri Bianco e Padula, mi limito, semplicemente, a far presente loro che se avessero voluto scongiurare quello che loro dichiarano fosse un disegno premeditato ben avrebbero potuto presenziare al consiglio di ieri, manifestare il proprio dissenso non permettendo l’approvazione del bilancio. Ma è più facile, e qui mi scappa un sorriso, accusare di ipocrisia il sottoscritto quando tanto ci sarebbe da chiedere sul loro colore politico e le possibilità di guadagno non disdegnate per cariche non in linea con la propria appartenenza partitica. Se le false chiacchiere potessero essere tassate o sottoposte a pubblica censura i tribunali sarebbero chiusi e molte bocche serrate. 

Ah se tutte le energie profuse da sempre e anche oggi per “abbattere” il sottoscritto fossero state investite per portare dei risultati…

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