INCONTRI ALLO YACHTING: Storie di magistrati, Nicola Gratteri e Luciano Violante si raccontano

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di Ingrid Iaci

Nicola Gratteri e Luciano Violante, due brillanti magistrati ma con percorsi profondamente diversi.  Li abbiamo ascoltati nelle due serate organizzate dallo Yachting club di San Vito (TA) nell’ambito della rassegna letteraria “L’angolo della Conversazione” durante le quali hanno presentato i rispettivi libri.

“Non chiamateli Eroi” è l’ultima fatica letteraria del procuratore di Catanzaro nativo di Gerace (Reggio Calabria) scritta a quattro mani con il prof. Antonio Nicaso, al quale Gratteri è legato da profonda amicizia sin dai tempi della scuola. Entrambi super esperti di ‘ndrangheta, nel libro raccontano le storie di quei servitori dello Stato che non hanno avuto clamore ma il cui operato si inserisce in un’epoca, quella che stiamo vivendo, in cui “eroe è anche chi normalmente fa il suo dovere”. 

“Si tratta semplicemente di persone non famose che hanno vissuto con coerenza in ambienti di codardi” ha chiosato il magistrato calabrese. Con lui hanno dialogato l’ex procuratore Marco di Napoli e il giornalista Mario Valentino.

Ed è proprio il contesto attuale, quello che Gratteri ha definito “decadentismo moderno “, che a suo parere andrebbe principalmente rivisto, attraverso una rivisitazione dei comportamenti, a partire da quelli degli stessi magistrati. “Meno selfie, a letto presto e più rigore anche in pizzeria” sono i consigli che il navigato magistrato ha dato al giovane sedicenne che dal pubblico gli ha chiesto qualche suggerimento per avviarsi alla sua stessa carriera. “E ai miei più stretti giovani collaboratori dico – ha aggiunto –  se dovete bere una birra fatelo a 500km di distanza!”.

E a chi, dal pubblico, gli ha chiesto come mai il suo nome è sempre il primo a venir fuori quando si tratta di fare un nuovo Governo, ha risposto: “Sono consulente di destra e di sinistra, ma puntualmente fanno il contrario di quello che dico”. 

Ed ha aggiunto “sono un personaggio scomodo, vado dritto all’obiettivo. Non sono un mediatore.”

Emerge chiaramente il profilo di un magistrato “tutto di un pezzo” ma fondamentalmente libero, soprattutto mentalmente, nonostante debba programmare tutti i suoi spostamenti visto che vive sotto scorta dal 1989.

Diverso, anche se a tratti coincidente, il profilo di Luciano Violante, ex magistrato, politico, accademico, già Presidente della Commissione Antimafia e della Camera che oltre a parlare della sua esperienza in magistratura si è soffermato molto su quella politica.

Come per Gratteri, il tema del comportamento è stato centrale anche nella conversazione dell’ex presidente della Camera che ha dialogato sul palco con l’assessore comunale Annalisa Adamo. 

Per l’ex magistrato di Rutigliano, “rispetto, coraggio e conoscenza sono le tre qualità che un politico deve avere dove il rispetto (pratica ultimamente poco utilizzata) – ha spiegato – deve essere la ratio dell’assemblea politica.” 

Secondo Violante il rispetto implica la capacità di confrontarsi con chi non la pensa come noi, “la democrazia è così, altrimenti ne basterebbe uno al comando. Lo scontro deve essere costruttivo ed è necessario perché nello scontro si sentono rappresentati tutti.”

Nel libro di Violante “Insegna Creonte. Tre errori nell’esercizio del potere” Creonte è il simbolo del potere che si autodistrugge. 

“La prima presentazione – ha simpaticamente detto Violante – l’ho fatta proprio con Renzi che in effetti ha fatto l’errore di scommettere su se stesso ed ha perso, commettendo l’errore, appunto, di legare il proprio destino ad un referendum” e, senza risparmiare l’altro Matteo nazionale ha aggiunto “Salvini ha fatto errori, errori dovuti all’arroganza.”

Per entrambi, una piccola défaillance va registrata: hanno sapientemente glissato sulla inevitabile domanda sull’ex-Ilva  “dichiarandosi” poco preparati sull’argomento. Un escamotage troppo scontato che da due magistrati del loro calibro non ci saremmo proprio aspettati.

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