IL CONSIGLIERE ENZO ACITO SULLA VICENDA DELLO STABILIMENTO AUTOMOTIVE DI MELFI E LE STRATEGIE DA ATTUARE

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L’AUTOMOTIVE IN BASILICATA E’ ASSET STRATEGICO PER LA RIPRESA ECONOMICA POST COVID, MA SOPRATTUTTO PUNTO NEVRALGICO SU CUI DEFINIRE LE STRATEGIE DI SVILUPPO E ATTRATTIVITA’ DELLA REGIONE BASILICATA RISPETTO AGLI INVESTIMENTI FUTURI DEL GRUPPO STELLANTIS, EX FIAT, IN ITALIA.

Fiat, FCA, Stellantis, negli anni i nomi sono cambiati, come gli assetti industriali, ma per noi Lucani il tema automotive resta unico, ed è incentrato su Melfi. Dobbiamo giocare d’anticipo rispetto al piano Industriale che l’AD di Stellantis, Carlos Tavares ha annunciato come “offensivo e con rotture significative”, ed atteso per fine anno.  Il nostro obiettivo sia quello di tracciare insieme la strada per preservare l’automotive in Basilicata non solo per i prossimi 5 anni, ma piuttosto siamo nella fase in cui possiamo programmare lo sviluppo di altri e nuovi scenari industriali che possano vedere la nostra regione come un luogo utile e strategico in cui investire. Una azione programmatica che agisca da subito sul Piano Strategico Industriale a cui la Regione Basilicata sta lavorando,e che trova già riscontro nella lettera ufficiale che il Presidente Bardi ha inviato all’attenzione del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dei Ministri competenti.

Da giorni sentiamo ripetere il mantra dell’ “occupazione che va preservata”,  come se invece a qualcuno potesse piacere l’idea di un ulteriore crollo dell’occupazione in Basilicata, che ricordiamo ha già perso l’1.9% degli occupati a causa del Covid. Sappiamo che a fronte dell’incontro fra Stellantis ed i rappresentanti sindacali, dello scorso 14 aprile, sono emerse delle garanzie rispetto alla tutela dei posti di lavoro negli stabilimenti italiani del gruppo e, forse, della terza linea di produzione di Melfi, che è ferma però da febbraio 2020. Riteniamo però che questa situazione meriti una riflessione più profonda, che parta dal considerare lo scenario nazionale ed internazionale in cui questa vicenda si inserisce.

Stellantis è nata quattro mesi fa, a fine gennaio 2021, con l’obiettivo di diventare il terzo gruppo mondiale di auto, ma a causa dell’avanzata dei Coreani di Kia, che ha venduto quasi 5 milioni di vetture nel 2020, a fronte dei poco meno di 4 milioni venduti dal gruppo Stellantis, si attesta al sesto posto.  Quella che in Italia viene indicata come una “fusione”, leggendo i documenti della quotazione in borsa emerge come un’acquisizione di FCA da parte di PSA Peugeot. Questo giustifica l’investimento del 6,2% nel gruppo, da parte del governo Francese, a fronte della completa assenza del Governo Italiano. Peugeot era interessata alla quota di mercato europea ed americana che FCA aveva in dote grazie alla precedente fusione con Crysler, da affiancare alle quote di mercato cinesi già in casa Peugeot. Ed è in Cina, primo mercato automobilistico al mondo, che si è giocata la vera partita, vista la ripresa del mercato locale già dalla fine del 2020, mentre l’Europa e l’America arrancano ancora nel tentare di gestire la crisi Covid, e registrano percentuali negative per le vendite. In sintesi, la Francia la fa da padrone nel gruppo Stellantis, come dimostrato anche dalla nomina ad AD di Carlos Tavares, che ha già fatto una prima ricognizione degli stabilimenti Italiani, a marzo è stato a Melfi, deducendone un impatto di costi più alto rispetto alla media degli stabilimenti del gruppo.

 In Basilicata, questo discorso macroeconomico ha una ricaduta immediata, si traduce in un primo taglio di costi, che ha prodotto il licenziamento di 40 lavoratori dalla ditta di pulizie che gestisce gli stabilimenti di Melfi. Temiamo che sia solo un primo passo, dato che l’amministratore delegato di Stellantis,  Carlos Tavares, che pure ha visitato lo stabilimento di Melfi lo scorso marzo, ha annunciato l’intenzione di comprimere i costi degli stabilimenti italiani, superiori alla media del gruppo, pur non incidendo sui tassi di occupazione. Quindi la ricaduta sarà sull’indotto, ed anche di questo dobbiamo renderci conto, e provare a prendere le giuste misure e precauzioni. Ricordiamoci poi che gli stabilimenti Ex Fiat ed Ex FCA, in Italia, vanno considerati “in concorrenza fra loro”, e che la stessa Torino sta già muovendo i primi passi politici per portare in Piemonte gli investimenti che il gruppo Stellantis ha in programma di fare nel prossimo futuro in Italia. In altre parole, siamo assolutamente tutti d’accoro su un punto: i posti di lavoro in Basilicata sono una priorità, e gli impiegati nello stabilimento di Melfi, ed a maggior ragione tutto l’indotto che è maggiormente a rischio nel breve periodo, vanno salvaguardati in vista della fine prossima del blocco dei licenziamenti che il Governo ha imposto alle aziende nell’ultimo anno.
Per poterlo fare, però, rendiamoci conto di non avere gli strumenti per poter imporre molto ad un’azienda, ad un gruppo internazionale con sede in Olanda, da cui il nostro stabilimento dipende. Se vorranno sopprimere il terzo turno, o chiudere una linea di produzione a Melfi, ed il Governo Italiano sceglierà di non intervenire oltre, dovremo cambiare strategia. Ricordiamo per inciso i 6,3 miliardi di linea di credito che il governo Conte ha garantito a FCA, vincolandola con investimenti anche da fare negli stabilimenti del sud Italia ed a Melfi in particolare. Questo ha portato una effettiva ripresa dello stabilimento a giugno 2020, quando si parlava di “ritorno alla normalità produttiva con un aumento dei volumi e lo stop agli esuberi fra i lavoratori, la produzione di 400 autovetture al giorno e l’impiego di 2000 lavoratori”. Ma parliamo di un’azienda, la FCA, che non esiste più, di un loro impegno che non possiamo andare a riscuotere, e di negoziazioni che andranno fatte da capo con un nuovo interlocutore, Stellantis.
 Lo stabilimento di Melfi ha una capacità produttiva di circa 400.000 autovetture all’anno, impiega 7.000 dipendenti, ed altrettanti risultano gli impiegati dall’indotto, pari all’81% della forza lavoro per il settore dei mezzi di trasporto, e contribuisce per il 61% all’export della Basilicata, ed al 21% del PIL regionale. Questi dati danno una definizione concreta al termine “strategico” che tutti utilizziamo parlando del settore Automotive in Basilicata. E danno anche un’idea di quanto sia complesso, oggi, affrontare il tema derivante dalla nascita di Stellantis, che ha portato all’acquisizione di FCA, ex Fiat, da parte del gruppo PSA.

In questa situazione molto complessa, io vedo però un grande punto risolutivo, positivo. La Regione Basilicata sta lavorando al piano strategico industriale, e questo può diventare il punto focale della nostra azione strategica, a salvaguardia dell’automotive lucano e degli investimenti da attrarre nella nostra regione. Ma l’automotive in particolare, ed ora lo sappiamo, necessita anche di un’azione più alta, volta a portare in Basilicata le nuove linee produttive che Stellantis ha intenzione di avviare in Italia già dall’anno prossimo, in particolare per la produzione di batterie per le nuove auto ibride ed ecologiche, facendo diventare la Basilicata il polo italiano per l’elettrificazione! Che siano i fondi del Recovery Fund, o anche le azioni sinergiche che la Basilicata può esprimere a livello politico nazionale ed internazionale, ora siamo chiamati a disegnare il futuro industriale della Lucania, ed abbiamo tutti gli strumenti per poter vincere questa battaglia.

Consigliere Regionale Vincenzo Acito

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