Matrimoni e coronavirus

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“Un caos organizzativo ed emotivo” comincia così lo sfogo del direttore della sala ricevimenti Mulino Alvino, Elisabetta Grassano, “ogni giorno, ormai da mesi, devo fronteggiare domande, richieste e interrogativi a cui non c’è risposta. Da mesi non facciamo che annullare o rimandare matrimoni, compleanni, diciottesimi o feste private. Da troppo tempo il nostro personale è fermo e dietro ogni dipendente c’è una famiglia in difficoltà che aspetta una ripartenza ancora avvolta nella nebbia, l’unico certezza è che il coronavirus ha cancellato circa 17 mila matrimoni in tutto il territorio nazionale”.

E’ una voce che si leva in un settore, quello del wedding, che include fotografi, fioristi, animatori dello spettacolo, una  filiera fatta di imprese di abiti nuziali e da cerimonia,  catering, wedding planner, musicisti, gioielleri, mobilieri e, tra gli altri, parrucchieri ed estetisti. Numeri e fatturati importanti che si aggirano intorno ai 40 miliardi di euro all’anno. Si tratta di 50 mila imprese, partite Iva e 300 mila lavoratori. 

Una filiera profondamente colpita ma soprattutto completamente dimenticata dal governo centrale: non ci sono date certe per la riapertura, niente direttive per le misure di contenimento, nessuna indicazione per i numeri degli invitati o per le norme di sicurezza da adottare. Bisogna considerare che il tempo medio di pianificazione per un matrimonio è di 12 mesi, a causa della crisi sanitaria però, questo tempo si è dilatato e si attesta attualmente tra i 18 e i 24 mesi, riorganizzare le prenotazione o programmare la futura stagione estiva sono operazioni che dovranno avvenire con molta celerità se si potrà confermare la ripartenza.    

Anche il comparto del wedding destination, creato dagli stranieri che scelgono l’Italia per sposarsi, con un business che muove quasi 500 milioni di euro l’anno, è saltato.

Sono le associazioni di categoria a inoltrare richieste al governo fra cui i finanziamenti a fondo perduto sulla base della diminuzione di fatturato rispetto allo scorso anno, la sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti, la sospensione di ogni tipo di tassazione per il 2020 che, senza fatturato, le aziende non sono in grado di pagare. Si chiede di  permettere, subito, l’apertura di attività di eventi e di ristorazione che si possano svolgere all’aperto nel pieno rispetto delle distanze e dispositivi di sicurezza

Tutte proposte inoltrate per sollevare la polvere dell’oblio che ormai ricopre il settore da un anno intero, per dare uno spiraglio di fiducia a tutti quei giovani sposi che vogliono cominciare un nuovo cammino di vita insieme e che continuano a rimandare senza avere alcuna certezza ma soprattutto per rilanciare un comparto che, al sud, era strutturato e consolidato su una crescita costante fra la richiesta e l’offerta sempre più specializzata e professionale.

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