USCIRE DAL MALESSERE OCCUPAZIONALE E DEMOGRAFICO SI PUÒ

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di Centro studi sociali e del lavoro Uil

Il Covid-19 ha causato una ricomposizione nella domanda di lavoro da parte delle imprese italiane e anche marcatamente di quelle lucane.

Dall’analisi dei dati 2020 dell’osservatorio Inps del precariato emerge un quadro che può aiutare a capire cosa accadrà nell’immediato futuro.

L’economia locale deve necessariamente prendere un sentiero di traversa, come si dice nel gergo di navigazione, per uscire dal turbinale!

Nel 2020 il numero dei contratti di lavoro cessati ha superato quello dei contratti attivati, con uno scarto di 7.085 unità (l’anno scorso era di 610). Tale andamento è il risultato di un calo delle assunzioni e delle cessazioni  (le prime, pari a 40,2 mila, sono diminuite di circa 23,2 mila, le seconde di oltre 16,8 mila, attestandosi su 47,3 mila).

L’evoluzione dei flussi è stata fortemente condizionata dalla pandemia: nei mesi di gennaio e febbraio del 2020 quando la creazione di posti di lavoro era sugli stessi livelli del 2019. Con l’emergere dei primi contagi da Covid-19 alla fine di febbraio, il mercato del lavoro ha subito un rapido deterioramento e il saldo assunti/cessati ha fatto registrare il segno negativo. Nei primi mesi della crisi sanitaria, a fronte della generale sospensione delle attività produttive, per la Basilicata, seguendo il trend nazionale, si è rilevata una riduzione marcata delle attivazioni nette rispetto all’anno precedente. Nei mesi estivi si è assistito ad un buon recupero dell’occupazione. In modo contrario, nei mesi autunnali, la ripresa ha mostrato segnali di rallentamento. 

La reazione dei flussi assunzionali alla crisi pandemica è stata più intensa nel settore terziario, meno nell’industria.

Il 2020 si chiude con circa  40,2 mila nuovi contratti, contro 63,4 del 2019 (-36,7%).

I dati INPS dell’Osservatorio del precariato, aggiornati all’ultimo trimestre 2020 nei mesi di aprile e maggio, i più duri, evidenziano qualche miglioramento. Invece il risultato complessivo dell’anno 2020 per i nuovi contratti di lavoro attivati nei mesi di ottobre, novembre e dicembre (IV trimestre) registrano sul 2019 circa il 32%  in meno (-3,9mila).

Ad essere maggiormente penalizzati da questo stallo delle nuove assunzioni sono maggiormente i giovani tra i 15-34 anni.

Il calo inoltre interessa tutte le tipologie contrattuali. 

La geografia dei contratti attivati nel 2020: tempo indeterminato -37%, tempo determinato -36%, Apprendistato -42,5%, Stagionali -32%, Somministrazione -31%, Intermittente -50%.

Le cessazioni nel complesso sono state 47.276, in diminuzione rispetto all’anno precedente (-26%), per via del blocco dei licenziamenti e per il minor numero di lavoratori che hanno scelto di dimettersi anche per le ridotte possibilità di cambiare impiego e reinserirsi.

Le trasformazioni da tempo indeterminato nel 2020 sono risultate 3.784, anch’esse in flessione rispetto allo stesso periodo del 2019 (-14%); è però da ricordare che, nel corso del 2019, il volume delle trasformazioni era risultato eccezionalmente elevato anche per effetto delle modifiche normative dovute al Decreto Dignità.

Si evidenzia che il calo riguarda in particolare le trasformazioni di rapporti a termine, somministrazione, intermittenti. Mentre si registra un incremento modesto delle trasformazioni da stagionali a indeterminato (da 35 nel 2019 passano 63 nel 2020).

Il quadro della demografia del lavoro nel 2020 si combina con l’andamento della demografia sociale da attenzionare. L’anno 2020 è stato secondo Istat traumatico. Il calo generale della popolazione residente in Italia pesa per un -0,6%, la diminuzione delle nascite di quasi 16 mila in meno sul 2019, l’aumento dei decessi quasi 112mila in più sul 2019. La seconda ondata autunnale da Covid ha avuto alti picchi anche in Basilicata, intorno al 24% sulle fasi precedenti per i decessi. Crolla infine il numero dei matrimoni celebrati nel 2020 del -48%. L’impatto Covid si configura in modo espansivo su tutti i comparti dell’assetto socio-economico-demografico da cui bisogna risalire con misure integrate  di superamento dell’emergenza e con uno sforzo programmatico innovativo e di medio-lungo valore. 

«La crisi da Covid ha avuto conseguenze diverse per i settori economici e nella più larga vita sociale del Paese e della regione che accumula ritardi storici e insufficienze non solo recenti» -afferma Vincenzo Tortorelli Segretario regionale – «Lo shock nel mercato locale potrebbe essere permanente e va affrontato con politiche che superino le rigidità sulla riallocazione settoriale del lavoro. Sono indispensabili manovre integrate dei Governi centrali e della Regione per riprogrammare l’istruzione, l’orientamento, l’attrattività del sistema universitario, attraverso un dialogo serrato e nuovo tra ricerca di base e impresa. Il modello è quello dei “centri di trasferimento” delle conoscenze, mediante un uso radicalmente nuovo dei Fondi europei. Misure concepite e attuate non sulla carta ma con il ricorso  efficace a figure di project managers capaci di portare a compimento le opere e gli interventi previsti, insieme a politiche del lavoro di rafforzamento del trattamento di disoccupazione, da coordinare con gli interventi per la rioccupazione degli espulsi dal mercato del lavoro. In definitiva, insieme alla prevista proroga dei licenziamenti, occorre  un monitoraggio attento dei fenomeni occupazionali mediante un Osservatorio del lavoro che tarda a essere implementato e  politiche di sostegno al reddito e al ritorno della domanda di lavoro ai livelli pre-pandemia».

Grafico: Andamento assunzioni per tipologia di contratti, fonte INPS

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