CARNEVALE TRICARICO: BASILICATA RURALE-CIA RINNOVA LA TRADIZIONE

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La pandemia ha sconvolto anche il carnevale popolare più importante in Basilicata e uno dei più importanti nel Sud: il carnevale di Tricarico. L’Associazione Basilicata Rurale, promossa dalla Cia-Agricoltori, intende  rinnovarne la tradizione con l’obiettivo che con il superamento dell’emergenza sanitaria si rilanci quello che è il simbolo più significativo del patrimonio culturale ed identitario rurale meridionale. A Tricarico il Carnevale è caratterizzato dalle maschere delle mucche e dei tori che rievocano l’antica transumanza. Alcune maschere hanno le sembianze di Vacche o Giovenche, altre di Tori. Le prime sono ricoperte di nastri multicolori (in passato di pelli), le seconde indossano abiti e maschere nere, tutte governate da un Vaccaro. Ogni maschera ha un campanaccio, tori e mucche si possono distinguere dal suono e dalla forma di questo.I campanacci risuonano tutti insieme creando un ritmo confuso e un’atmosfera caotica, i cittadini sentono questi suoni mentre la mandria attraversa il paese. A questa rumorosa carovana si uniscono il Conte e la Contessa, maschere che rappresentano famiglie nobili al seguito del proprio bestiame durante la transumanza. La domenica che precede il martedì grasso si svolge una sfilata, che quest’anno non si può tenere. Secondo la tradizione dopo il pranzo di gruppo e la sfilata pomeridiana accompagnata da carri, tra i quali quello di Quaremma (Quaresima), l’enorme fantoccio di Carnevale viene bruciato in piazza Garibaldi mentre Quaremma piange la sua morte e attacca tutti con la sua satira pungente. L’associazione Basilicata Rurale ha voluto quest’anno riproporre il Carnevale di Tricarico attraverso i social come occasione per rilanciare il progetto di “”distretto rurale”” nel quale la tradizione popolare è un elemento di identità. “Solo conoscendo il nostro passato – sottolinea Rudy Marranchelli, presidente Agia – possiamo proiettarci verso il futuro. Oltre al ruolo culturale e di “memoria” storica che riveste, l’associazione è anche un serio strumento di animazione e aggregazione, capace di approfondire tematiche e svolgere attività di sostegno alle comunità rurali. L’obiettivo è studiare quelle che sono le “nuove” agricolture, per proiettare i giovani verso un modello di Sviluppo Rurale moderno. Una vera “officina delle idee”, che vanta “maestri” di rilievo, protagonisti nella nostra regione. 

La Cia di Tricarico sottolinea che specie in questa fase di pandemia il Carnavale diventa l’occasione per ribadire che qui l’agricoltura dà segnali di resistenza, perché è capace di distinguersi, produrre artigianalmente e arrivare sul mercato globale; perché è capace di ridare valore ai prodotti della tradizione adeguandoli ai gusti moderni; perché un’idea di investimento privata può contagiare favorevolmente una piccola collettività; perché l’agricoltore con le sue conoscenze, date dalla convivenza continua con gli elementi della natura, è in grado di prevenire e tamponare con la sua opera quotidiana gli eventi climatici avversi; perché la nostra terra, tanto bella quanto fragile, va tutelata innanzitutto con il presidio umano. 

Un’iniziativa  – si sottolinea – che assume diversi significati nella nostra regione in quanto racchiude economia, produzioni, imprenditorialità, saperi, sapori-gastronomia ma anche significato   storico culturale, tradizioni folclore.  La tutela e la valorizzazione della cultura, del paesaggio rurale storico,  “frutto” delle pratiche rurali tradizionali e secolari sono un obiettivo da perseguire anche per il riconoscimento dovuto all’agricoltura eroica, fatta di una tradizione millenaria di contadini, che hanno tramandato di padre in figlio pratiche e saperi che oggi costituiscono l’identità di questi paesaggi. Si tratta di un riconoscimento che rinforza il sostegno all’agricoltura locale, conservando le tradizioni, in quelle zone che conservano evidenti testimonianze della loro origine e della loro storia, mantenendo un ruolo nella società e nell’economia rurale a partire dall’allevamento dei suini e dalla trasformazione delle carni.

Per le famiglie contadine il maiale – – sottolinea Giuseppina Danzi, Cia Tricarico – rappresenta da sempre una buona scorta alimentare: esso infatti è l’animale anti spreco perché viene alimentato con gli scarti di colture di trasformazione dei prodotti agricoli e di cucina, dice infatti un detto contadino “del maiale non si butta niente”. Intorno alla figura del maiale – aggiunge Giuseppina Danzi, Cia Tricarico – c’è una vera e propria “cultura” che io e la mia famiglia manteniamo da anni: si tratta di allevamento e produzione artigianale di salumi e derivati di elevata qualità, privi di conservanti da degustare in piacevole compagnia soprattutto nel periodo invernale. Il giorno in cui il maiale viene ucciso è un rito magico di riunione e condivisione.

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