Perché a Matera?

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L’Europa e l’UNESCO hanno riconosciuto il valore universale di Matera, che si esprime nella bellezza del luogo, nella unicità della storia raccontata da pietre e Sassi, gravine e villaggi preistorici, grotte e arte, grano e pane, olivi e olio. 

La nostra regione ha una bassissima densità di popolazione, cosa che fa puntare l’indice sulla Basilicata quasi fosse una colpa. Ci si chiede allora perché questo luogo venga ancora una volta segnalato tra i siti possibili di stoccaggio di scorie nucleari. Non ci sembra ci siano ragioni valide che possano giustificare la proposta e che ci si ricordi di Matera solo quando c’è da buttare qualcosa di scomodo.

Ci sembra infatti che la logica dei proponenti sia quella di individuare un’area del territorio nazionale dove i rischi e i danni siano i più bassi possibili. Intanto Matera attende la ferrovia dal 1861 mentre si continua a parlare di giovani che abbandonano la regione, dello spopolamento delle aree interne, di proposte di sviluppo, di “attrattori”, ecc.  

Può un sito nucleare incoraggiare i giovani a rimanere? Può fungere da ATTRATTORE? Crediamo proprio di no e anzi sarebbe un altro colpo, forse quello fatale, per le nostre piccole comunità. Si diceva che il petrolio avrebbe portato sviluppo con le royalties; che avrebbe creato una rete di attività dell’indotto tale da dare una svolta all’intera regione. Ad oggi non sembra essere avvenuto quanto prospettato. Petrolio e Nucleare non sono neanche stati richiesti dai Lucani che non hanno nemmeno bisogno di GRANDI OPERE e MACROATTRATTORI ma di processi semplici e attuabili che richiedono investimenti minimi perché la risorsa principale è rappresentata dal TERRITORIO, già ricco di suo.

Slow Food guarda al futuro con un’altra ottica, quella dello sviluppo sostenibile. E’ ora, a Matera, il momento di innescare la miccia dello sviluppo sostenibile con gli ingranaggi dell’agricoltura pulita, dell’artigianato agroalimentare, dell’agriturismo autentico, della piccola e diffusa ristorazione, del turismo responsabile e consapevole che fa scoprire la rete dei frantoi ipogei dei Sassi e delle masserie fortificate, degli oliveti secolari lungo la Gravina, delle grancìe del monachesimo benedettino, dei giovani agricoltori che producono pasta dai loro cereali e di allevatori che fanno pecorini e caciocavalli dal gusto intenso ricchi dei profumi della murgia. 

E’ questo lo sviluppo che ci immaginiamo per una città degna di attenzione universale. Non accettiamo più un’agricoltura di tonnellate di cereali senza valore o di buon grano duro che si perde chissà dove, non vogliamo oliveti  destinati da mere logiche di mercato all’incuria e all’abbandono. Né tantomeno ci basta un turismo di inconsapevoli e passivi ospiti che fotografano la superficie di una realtà che invece andrebbe vissuta, compresa e condivisa.

Immaginiamo invece una rete di siti rappresentati da masserie fortificate, restaurate e preparate ad accogliere progetti di innovazione intelligente e turismo sostenibile.

Vogliamo un luogo internazionale di cultura, ricerca e sperimentazione dell’agroalimentare che possa diventare riferimento per una intera area del nostro Sud, finalmente baricentro del Mediterraneo, in cui i giovani possano trovare ragione per rimanere. 

Auspichiamo una rete turistica di cantine, forni e frantoi ipogei, spesso ignoti ai più, che conducano a vigneti di Primitivo che si snodano lungo la Gravina e portano a masserie dove giovani famiglie sono pronte a offrire cibi semplici e sinceri.

Slow Food difendendo e promuovendo la bontà del cibo difende la terra da cui esso proviene e sostiene le persone che lo producono: il pane di Matera, il suo olio, i pascoli della Murgia le masserie ancora vive e vitali e la loro storia e vogliono essere il simbolo di una terra pulita, antica e ospitale che ancora sa raccontare le sue origini. 

Tutto ciò non si concilia con l’idea di deposito di scorie nucleari. ADESSO BASTA. Per le scorie si guardasse in altra direzione. 

Noi guardiamo al futuro, il più sostenibile possibile. 

Matera,   gennaio 2021

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