DECRETI RISTORI UNO E BIS: VERI STRUMENTI DI RISARCIMENTO O CONTENTINI DEMAGOGICI?

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Desidero, anche in qualità di imprenditore, dare un contributo al dibattito che si è sviluppato circa la valutazione dell’efficacia degli strumenti che il Governo ha deciso di utilizzare per risarcire le perdite economiche delle aziende che han dovuto chiudere a seguito degli ultimi DPCM.
La premessa a base di tutto è che, se con una norma si obbligano gli imprenditori a chiudere le attività per un periodo più o meno lungo, le Istituzioni hanno il dovere di trovare uno strumento che sia in grado di sostenere le loro azienda per l’intero periodo di inattività. Cosa ha fatto il Governo in tal senso? È stato capace di individuare gli strumenti più efficaci per garantire un giusto ristoro e quindi la stessa sopravvivenza delle imprese? Io ritengo di no, e questo lo dico non per alimentare una sterile polemica, ma perché da imprenditore conosco i problemi delle imprese e quindi, cosa sarebbe stato giusto fare per venir incontro alle esigenze di coloro che han dovuto abbassare le saracinesche delle proprie aziende, così come disposto dagli ultimi provvedimenti normativi.
Il Governo, tanto nel decreto ristoro uno, quanto nel ristoro bis, ha commesso due gravi errori, uno di metodo e l’altro di merito. Il primo nasce dal fatto che ha voluto utilizzare i codici ATECO per individuare le aziende da ristorare. Qual è il vulnus di questo metodo? Se ritieni che il codice ATECO, che è formato da sei numeri divisi in tre coppie, che utilizza l’ISTAT per le sue indagini statistiche, sia lo strumento migliore per risarcire le attività danneggiate, devi avere una conoscenza puntiforme, ovvero, molto approfondita di tutti i codici riferibili alle attività danneggiate. Purtroppo ciò non è accaduto e la riprova di questo risiede nel fatto che si è dovuta mettere una pezza con il decreto ristori bis, la quale pezza per quanto grande fosse, non ha potuto comunque includere tutte le attività danneggiate. Ritengo, quindi, che, piuttosto che parlare di codici ATECO, il Governo avrebbe dovuto parlare di filiere produttive, sicché se risarcisci il ristorante, devi anche risarcire le aziende che prestano servizio alla ristorazione, senza della quale, queste ultime, non potrebbero lavorare. Mi riferisco per esempio ai noleggiatori di macchinette per dispositivi di ogni tipo che spesso troviamo nei ristoranti, ai noleggiatori di biancheria, ai produttori di derrate alimentare a filiera corta, e così via. Tutto questo per quanto attiene l’anzidetto errore di metodo. Per quanto attiene, invece, l’errore di merito, la considerazione da farsi riguarda l’entità del risarcimento, che si è voluto subordinare in questo secondo e parziale lockdown a quanto già percepito nel primo, incrementato, a secondo delle attività da 1 a 4, senza che se ne capisse la ratio. È chiaro che questo è un metodo assolutamente sbagliato e, voglio pensare che ciò sia semplicemente dovuto alla ignoranza di nozioni di economia e di finanza nella gestione delle imprese, da parte dei tecnocrati del palazzo. Perché, diversamente, dovrei pensare alla malafede. Se mi obblighi a chiudere, è chiaro che devi pensare ad una qualche forma di ristoro, che deve almeno consentire alla mia azienda di sopravvivere durante il periodo di inattività. Esiste questa possibilità? Esiste eccome. Faccio un esempio pratico per intenderci. Se mi obblighi a restare chiuso per un mese e conseguentemente il conto economico della mia azienda, faccio un esempio, crolla da 200 mila euro a zero, non puoi pensare di ristorarmi con 10, 15 mila euro, perché con un aiuto del genere non risolvi alcunché, considerato che l’aiuto deve essere mirato al mantenimento della continuità aziendale e soprattutto a preservare i posti di lavoro. Quindi qual è il parametro che si deve prendere in considerazione perché i ristori possano essere efficaci? Ogni buon imprenditore sa rispondere a questa domanda. Sono i costi fissi che bisogna considerare, nei quali includere il fitto del locale, gli ammortamenti degli asset, il costo del personale. Solo così riesci a non scontentare nessuno e a mantenere in vita l’azienda con tutto ciò che ne consegue in termini, soprattutto lavorativi.
Se quindi l’incidenza di tali costi fissi ammonta al 50 – 60% del fatturato del periodo di riferimento, e tu Governo lo sai meglio di chiunque altro, perché non solo puoi attingere agli studi di settore, agli indici sintetici, ma soprattutto con la fatturazione elettronica puoi vedere in tempo reale a quanto ammonta il calo del fatturato per tutte le aziende della filiera produttiva, toccata dalle restrizioni, non ti puoi presentare con risarcimenti ridicoli, ma devi, invece risarcire le aziende facendo in maniera tale che queste possano almeno pagare i costi fissi, stipendi compresi.
Solo così dimostri di essere un Governo all’altezza della situazione.
DIVERSAMENTE O SEI UN GOVERNO NELLE MANI DI QUATTRO POLICANTI E TECNOCRATI IGNORANTI OPPURE, ANCORA PEGGIO, SEI IN MALA FEDE, PERCHE’ STAI FACENDO FINTA DI RISOLVERE IL PROBLEMA, STAI CONFONDENDO L’ELEMOSINA CHE DAI, CON GLI AIUTI VERI DEI QUALI TUTTE LA IMPRESE DANNEGGIATE DALLA CHIUSURA AVREBBERO BISOGNO.
STAI DI FATTO AFFONDANDO IL TESSUTO PRODUTTIVO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE


Dr. Francesco DI BENEDETTO (Commissario cittadino Fratelli d’Italia)

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