NELLA CERTOSA DI PADULA “Canto Minimo- Il Canto Popolare Religioso” diventa un “Canto Massimo” di musiche religiose popolari e contaminazione culturale

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Il magico suono della chitarra del maestro Graziano Accinni e la calda voce di Giuseppe Forastiero nella Certosa di Padula hanno toccato le corde più sensibili degli spettatori. Nella location della corte della spezieria, incorniciata da stalle, fienili e scuderie, una suggestiva immersione nel medioevo, “Canto Minimo- Il Canto Popolare Religioso”, in una straordinaria serata di settembre, è diventato un “canto massimo” di musiche religiose popolari ed esperimento tutto meridionale (riuscito) di contaminazione culturale . La location del più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale,  uno dei più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici, ha aggiunto emozioni e suggestioni molto particolari. Il primo ad avvertirlo è stato proprio il maestro Accinni che nonostante i tanti anni di esperienza di produzione musicale, di concerti persino con un pubblico pre-Covid, da stadio, ai tempi di Mango quando era il suo chitarrista storico, questa volta ha sentito la maestosità della scenografia naturale e “più adatta” al tradizionale repertorio di canti in lingua e in dialetto formatosi fin dall’ epoca medioevale. “Più che un brivido…” confessa il maestro di Moliterno. E’ come se il Cantico delle Devozioni eseguito particolarmente presso le confraternite e durante le grandi feste in onore dei santi, le processioni, pellegrinaggi, predicazioni, missioni popolari, particolari devozioni (novene, ecc.) fosse tornato indietro di secoli, alla presenza dei Certosini di Padula. Ma insieme alla musicalità e al canto decisamente di toni emozionali di eccezionale effetto per esecuzioni di musiche e canzoni attraverso il “viaggio” nella religiosità popolare lucana, forse la più bella novità del recital  (Produzione artistica ed esecutiva di Mario Bellitti che ne ha curato, meticolosamente, alla stregua dei Certosini, ogni particolare) è stata la contaminazione culturale con una comunità – quella di Padula e del Vallo di Diano – che avverte forte gli elementi identitari comuni alla lucanità. “E’ come se avessi riascoltato le canzoni sacre che le nostre nonne cantano da secoli alla Madonna di Monte Romito” – ha detto l’assessora alla Cultura ( Rete Museale, Comunicazione, Politiche Giovanili) del Comune di Padula Filomena Chiappardo che insieme al sindaco Paolo Imparato ha fortemente voluto lo spettacolo. Padula – che è tra le 28 città italiane candidata diventare Capitale italiana della Cultura 2022 -“scommette” nella candidatura oltre che sul “contenitore Certosa” da rendere spazio permanente di cultura anche sulla contaminazione. Nel dossier inviato al Ministero per i Beni e le Attività Culturali – ha spiegato l’Assessore Chiappardo – abbiamo raccontato la nostra realtà, partendo dalla Bellezza nella quale siamo immersi, di cui la bellezza della contaminazione culturale è un elemento identitario, programmando il futuro e tante nuove attività con il pensiero fisso al sistema turistico della destinazione “Vallo di Diano” che ovviamente sarà importante per il territorio che ospita la Certosa.” In questa occasione dal Centro Studi Turistici Thalia è venuto il conferimento della “nomination” per il Thalia 2020 all’assessore Chiappardo (a nome dell’Amministrazione Comunale”) quale “moderna musa della sacra ospitalità” e “simbolo di impegno e creatività, per la promozione turistica del territorio, con una sensibilità che ne fa un esempio di amministratrice locale del Sud”. Per il Cs Thalia “la molla della contaminazione culturale, sempre più fondamentale in questa fase epocale per le comunità del Mezzogiorno, proprio come è accaduto per Matera Capitale Europea della Cultura 2019, può diventare l’arma vincente nella competizione tra le città che si contendono il titolo 2022”. 

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