Confartigianato: l’Appennino diventa priorità nazionale

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All’epoca del recovery fund e del post Covid l’Appennino diventa priorità nazionale: è una delle indicazioni emerse dagli Stati generali della montagna, che si sono conclusi a Roccaraso, in Abruzzo. 

Le imprese artigiane che hanno sfidato la crisi causata dalla pandemia, dimostrando flessibilità e capacità di rafforzamento del tessuto sociale – è la “chiave di interpretazione” di Rosa Gentile, dirigente nazionale e presidente Confartigianato Matera – sono laboratori di innovazione e sostenibilità ambientale, esempi di un modello di economia circolare che va sostenuto perché rappresenta la chiave dello sviluppo del futuro. . Per questo oggi occorre una politica che non sia solo dettata dalle necessità dei grandi centri urbani, ma tenga conto di modelli di vivibilità più integrati e sostenibili, che accanto allo sviluppo economico tutelano la qualità della vita degli abitanti.

Confartigianato, attraverso Claudia Scarzanella Delegata nazionale della Presidenza di Confartigianato per la Montagna, ha consegnato al Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia una prima agenda per le politiche della Montagna con 10 punti prioritari. Eccoli. 1. Chiara definizione di montanità. Oggi la “montagna italiana” è troppo ampia e indifferenziata; 2. Fiscalità di vantaggio, quali detrazioni di imposta per i territori montani, che prevedano una premialità con abbattimento delle imposte dirette, a fronte dei maggiori costi e oneri sostenuti quali: riscaldamento, disagi della viabilità, delocalizzazione degli Uffici amministrativi; 3. Semplificazione del Codice degli Appalti pubblici, accompagnata da ulteriori misure finalizzate al raggiungimento di una “burocrazia zero” soprattutto per le attività svolte in condizioni di svantaggio strutturale; 4. Valorizzazione con strumenti plurimi delle capacità di autogoverno dei territori montani; 5. Più incisiva remunerazione dell’uso delle risorse naturali a cominciare dall’acqua; 6. Riconoscimento di tutti i servizi ecosistemici resi dai territori montani; 7. Rinegoziazione della partita idroelettrica (a prescindere dalla scadenza delle concessioni); 8. Focalizzazione della Strategia nazionale per le aree interne su tutte le aree montane delle Regioni a statuto ordinario (oltre che sulle risorse endogene) sui servizi alle PMI; 9. Sviluppo delle intese Stato Regioni per l’autonomia differenziata (ex art. 116, Cost.) con attenzione anche alle esigenze dei territori di montagna; 10. Un “Libro verde” (per superare il deficit informativo) su costi e sovraccosti del vivere e operare in montagna

 È importante – aggiunge Gentile – che si pensi a misure di fiscalità di vantaggio affinché le aree montane diventino attrattive, con un impulso alla demografia e all’economia di questi territori. Dobbiamo cogliere questo momento di cambiamento per ripensare le politiche di sviluppo, e dare impulso alla ripresa di territori come i nostri, penso alla Collina Materana, duramente colpiti dallo spopolamento, tramite il recupero sostenibile e la rigenerazione urbana

Questi gli impegni degli Stati generali della Montagna:

1- LA MONTAGNA NEL RECOVERY PLAN
Era il principale impegno, richiesto da Uncem, e le parole del ministro Francesco Boccia ne sono state il suggello vero. Montagna, aree interne e zone rurali sono un perno della nuova strategia di crescita dell’Italia, secondo le direttrici richieste dall’Uncem: Green economy, innovazione, sostenibilità, Smart economy.

2- NUOVO WELFARE PUBBLICO
Dietro lo slogan di Boccia “una ambulanza e un medico di base in ogni comune” c’è la volontà di ricostruire un nuovo welfare pubblico – a partire dalla sanità territoriale, come imparato dal covid19 – che colmino i divari strutturali storici del vivere in montagna, agendo su scuola, sanità, trasporti, socio-assistenziale, servizi. Comunità al centro con le “cooperative di comunità”, con le “comunità energetiche”, ad esempio. Affinchè le tante “buone pratiche” possano tradursi in politiche.

3- CAMBIAMENTI CLIMATICI E SPOPOLAMENTO ASSI CENTRALI
I due terreni sono il cuore della nuova politica montana che dobbiamo mettere in campo. I territori devono diventare resilienti, e tornare a ripopolarsi. Agricoltura e Turismo non sono scindibili per questo obiettivo.

4- LEGGE PICCOLI COMUNI CORNICE GIURIDICA
Non c’è bisogno di nuove, straordinarie leggi. Serve dare attuazione a quanto giù c’è , inserendolo nella cornice dei cicli istituzionali in atto (l’autonomia differenziata che a settembre arriverà in Parlamento) e utilizzando la legge sui piccoli Comuni come cornice giuridica sulla quale “appoggiare” l’applicazione del Recovery Plan per le montagne. Oggi siamo in una nuova stagione, nella quale lo Stato può vincorsi finanziamente molto di più nei confronti dei territori montani attraverso l’applicazione della legge 158/2017.

5- DEFINIZIONE DEI LEP CON SPECIFICITA’ MONTANA
In Italia di discute da 20 anni di come attuare il Titolo V della Costituzione, che prevede i “livelli essenziali delle prestazioni”. Troppo tempo si è perso. A settembre il governo girerà al Parlamento il disegno di legge, nel quale sarà scritto nero su bianco che questi livelli essenziali devono tener conto della peculiarità montagna come area di sovracosti strutturali permanenti che devono essere garantiti per il diritto di cittadinanza.

6-LE AZIENDE PUBBLICHE DEVONO INVESTIRE
Le aziende pubbliche (Enel, Eni, Anas, Ferrovie dello Stato, Rfi, Terna, ecc.) non devono più considerare il territorio come logica coloniale, ma devono cominciare a investire in montagna creando valore sociale e non solo finanziario, impegnando risorse e competenze per la transizione energetica ed ecologica. Questo vale guardando alla positiva esperienza fatta negli ultimi due anni con Poste Italiane, chiudendo storici conflitti e aprendo una nuova stagione. Quello è il modello. Che deve essere concreto e carico di investimenti, con una strategia chiara e stabile.

7- CONCESSIONI IDROELETTRICHE DA RIVISITARE
Sulle concessioni idroelettriche parte una fase nuova, sono da rivisitare attraverso il ristoro ai territori e gli investimenti da realizzare, come Uncem ha sempre chiesto a partire dal “diga day” del 2010.

8- RUOLO DEI COMUNI
Il Recovery Fund è la più grande azione di programmazione economica degli ultimi anni, e sui territori potrà essere applicato solo con l’azione fondamentali dei Comuni e il ruolo essenziale dei Sindaci. Va programmato nella logica della 158/2017 lo sviluppo locale, attribuendo ai Comuni associati la funzione operativa per lo sviluppo locale, evitando colli di imbuto statali o regionali.

9- I GIGANTI DEL WEB
Occorre prevedere un pagamento dell’uso delle reti immateriali da parte dei giganti del web, trovando in questo modo risorse per investimenti nelle aree deboli. Qui si innesta il lavoro su fiscalità differenziata, centri multiservizio, difesa del commercio di vicinato, contrasto alla desertificazione.

10- DIGITALIZZAZIONE
L’innervamento digitale della montagna è obiettivo prioritario. In questo senso va il protocollo firmato tra il Governo, con il Ministero della Digitalizzazione, e Uncem per fare anche in questo caso dei Comuni il perno fondamentale. Vale già, in questa direzione, il prezioso lavoro che Uncem sta facendo sulle reti e sul contrasto al divario digitale insieme a Eolo, Tim, Poste, Anfov, Asstel.

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