Pisticci: Giuseppe Coniglio racconta la storia del serbatoio in Terravecchia

italia, basilicata, pisticci, costruzione del serbatoio collegato all'acquedotto pugliese, 1933
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L’esigenza della realizzazione di un serbatoio di acqua potabile fu avvertita a Pisticci sin dai primi anni ’20 e segnalata alle autorità competenti dal sindaco Alessandro Bruni e poi dal successore sindaco e podestà Antonio Pelazzi. Il vasto territorio di Pisticci, che nel 1925, aspirava a diventare seconda provincia lucana, contava inoltre su vaste estensioni di terreni privati e demaniali che necessitavano di reti irrigue e acqua sia per scopi agricoli sia da mettere a disposizione per la nascente colonia confinaria che doveva sorgere nel vicino villaggio di Bosco Salice, adibita inizialmente ad opere di bonifica per combattere la malaria. Ma solo nel 1934, durante la gestione podestarile di Domenico Di Grottole fu portata a termine la realizzazione del Serbatoio dell’imponente Acquedotto dell’Agri in Terravecchia, con progetto dell’ing. Giuseppe Coronati, sacrificando, purtroppo, buona parte dell’antico castello medioevale che comunque già versava in precarie condizioni. L’opera era stata avviata due anni prima, a cura del Genio Civile e le maestranze dell’impresa Del Fante e della Coop. Cementisti di Ravenna che si servì anche dell’apporto della coop. Muratori Pisticcesi. Ed inoltre rientrava nel più vasto progetto programmato dal regime fascista per la Basilicata. Il primo zampillo d’acqua fuoriuscì dalla fontana di piazza Plebiscito il 17agosto 1936 durante la processione di San Vito. Non essendo sufficiente il beneficio economico offerto dallo Stato, il comune di  Pisticci fu costretto a contrarre nuovi mutui con la filiale locale del  Banco di Napoli e in poco tempo furono risanate le passività debitorie contratte per la realizzazione della distribuzione interna. L’opera fu salutata con grande soddisfazione dalla popolazione pisticcesi che più volte attraverso appelli e richieste aveva sollecitato quella che era considerata esigenza prioritaria. L’Acquedotto dell’Agri considerato in quei tempi opera avveneristica e di alta ingegneria idraulica, serviva 29 centri del materano e potentino, distribuendo 7300 metri cubi di acqua al giorno. La condotta aveva inizio a Paterno e percorreva grandi e piccoli centri delle due province lucane. dando il segnale di una svolta radicale a livello economico e sociale. Purtroppo buona parte della documentazione e dei progetti fu gravemente danneggiata durante il bombardamento di Potenza del 9 settembre 1943. Per fortuna si conserva la documentazione fotografica della nota Casa Alinari.

Giuseppe Coniglio

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