Vertenza Lavoratori CMD: non c’è più tempo

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In questi tempi di forte emergenza sanitaria, milioni di Lavoratori si sono fermati per proteggere la loro salute e quella dei loro cari. In questa moltitudine rientrano, in una condizione che rasenta il paradosso, anche i 14 lavoratori della CMD di Atella che ormai da 18 mesi stanno combattendo con le unghia e con i denti per tornare al proprio posto di lavoro che gli è stato ingiustamente sottratto. In questi diciotto mesi i lavoratori hanno fatto di tutto, presidi, incontri in tutte le sedi istituzionali e quando sembrava che si fosse arrivati al termine di questa odissea con un accordo fortemente voluto dalle organizzazioni sindacali e supervisionato e facilitato dall’impegno dell’assessorato alle Attività produttive che non è rimasto indifferente alla vertenza, arriva l’alibi perfetto per continuare a procrastinare l’assunzione dei lavoratori: la cassa integrazione ordinaria per l’emergenza COVID – 19.

Nessuno pensa che i datori di lavoro abbiano il potere di determinare pandemie, ma per i lavoratori licenziati dalla CMD l’emergenza rischia di essere la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. In questi giorni quasi tutti loro hanno terminato gli ammortizzatori sociali, non hanno nessun sostegno al reddito e non potranno averne visto che tutte le misure di aiuto presuppongono che chi ne fa richiesta abbia un’occupazione. Loro un lavoro lo avevano e se gli accordi presi non fossero stati disattesi lo avrebbero tutt’ora. Oggi al danno si aggiunge la beffa: tagliati fuori dal modo del lavoro e senza nessun sostegno al reddito.

Per questi motivi è assolutamente necessario, a nostro avviso, che la Regione Basilicata riconvochi al più presto un tavolo capace di prendere in questa “situazione eccezionale” decisioni altrettanto eccezionali, partendo dagli impegni formali presi dall’azienda con la Regione Basilicata e dalle disponibilità generiche espresse in una comunicazione inviata da CMD ai sindacati, al fine di dare delle risposte a questi lavoratori che rischiano di diventare invisibili in questa crisi.

Potenza, 21 aprile 2020

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