Un ‘Fondo regionale di investimento sociale’ per una risposta robusta ai tempi di crisi da Covid-19

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Ci vuole una risposta straordinaria e robusta del livello locale nella crisi da Covid 19 per sostenere le esigenze di famiglie e cittadini e quelle delle imprese.

Intanto, va fatta chiarezza e vanno distinte le misure di aiuto straordinario – come quelle previste dal Governo ed annunciate dal Premier Conte e dal Ministro Gualtieri e come la Social Card Covid-19 della Regione – da quelle di breve e medio termine con al centro l’obiettivo della ripresa economica ed occupazionale.

Per questa ragione, la costituzione di un ‘Fondo regionale di investimento sociale’ può essere un ottimo strumento moltiplicativo di risorse e di reddito adeguato al difficile momento depressivo e per buttare le basi sul dopo emergenza.

Una strategia dunque anche a sostegno, complemento ed implementazione delle provvidenze che arrivano dal Governo nazionale sostanzialmente centrate sul rinforzo dell’offerta e di protezione sociale.

Prima i bisogni di emergenza, la spesa e la vita quotidiana. Ma non limitiamoci a questo.

E’ verosimile che per la storia, le caratteristiche, gli assetti produttivi, i territori e le catene del valore industriale sedimentate nei distretti del Nord ripartano prima ,recuperando ed elaborando nel tempo le ferite sociali e personali con un nuovo scatto di reni.

Nel Mezzogiorno e nella nostra regione il ‘cosa fare’ per risalire la china richiederà verosimilmente più fatica e la risalita sconterà necessariamente più fatica, più affanno e più malessere e marginalità sociale.

E’ intorno a queste valutazioni che si snoda la nostra idea-proposta di Fondo mutualistico che ha proprio la caratteristica di strumento finanziario a diretta emanazione regionale, con l’ausilio ed il sostegno dei soggetti legati alla rappresentanza sociale ed imprenditoriale.

Il Fondo , auto sostenuto sul mercato finanziario, può partire con una dote di costituzione, a valere di risorse recuperate dalla riprogrammazione dei Fondi Ue, impegnati per il FSE a livello nazionale per soli 4,8 mld di euro. In queste drammatiche ore si sta facendo strada l’ipotesi, che noi invece consideriamo non solo come tale ma una strada perseguibile, di utilizzare i soldi europei per darli a cittadini ed imprese con strumenti e procedure innovativi.

Ma non solo fondi comunitari. La dote di costituzione del Fondo può contare su diverse traiettorie: prestiti derivanti da operatori internazionali (Bei-Banca Europea per gli Investimenti); svincolo di impegni per opere e per piani annunciati ma non avviati; programmi di rilancio per il sostegno alle imprese del Sud connessi al ‘salvataggio’ della ‘Popolare di Bari’; garanzie per finanziamenti non coperte da Medio credito centrale.

E poi c’è tutta la partita che torna di grande attualità dell’impiego più produttivo delle royalities derivanti dalle risorse energetiche (petrolio e gas) e idriche, di risorse speciali da ricontrattare con Eni ed i players operanti in Basilicata. Qualcuno dovrebbe ricordare che la Uil e il Cssel in tutti questi anni hanno condotto un’iniziativa asfissiante per la costituzione del Fondo Sovrano che se ora ci fosse avrebbe rappresentato più che un’ancora di salvezza, un’autentica cassaforte regionale. Andiamo oltre fino ad immaginare di mobilitare a garanzia dell’operazione ogni commodities derivante dalla fruizione corretta dei beni comuni (forestazione produttiva, crediti di carbonio etc,..)

E’ chiaro che il trust di valori assegnati al Fondo deve essere curato da soggetti di grande affidabilità professionale per la cura delle operazioni di impiego sui mercati finanziari: si può immaginare un pool di soggetti bancari insieme a ‘Sviluppo Basilicata’.

Primo compito del Fondo è fornire valori e prodotti al fabbisogno di prima liquidità immediata delle pmi per risarcire il ristagno e lo stop da caduta della domanda .E poi sostenere la ‘seconda liquidità che le imprese, ad emergenza sanitaria declinante, si troveranno a dover affrontare. A cominciare dal far fronte agli impegni del microcredito.

Questo primo blocco di soggetti beneficiari, oltre alle pmi racchiude quel vasto mondo delle partire iva che sono e saranno le più esposte al rischio di soccombenza, perdendo valori, storie e capacità d’iniziativa (in Basilicata sono circa 48 mila le figure afferenti questa sfera di attività). Questi soggetti da riconnettere in una rete diffusa ed allargata ai ‘100 ‘paesi polvere’ con aiuti a breve termine, devono essere rimotivati a ripartire in un contesto di mercato modificato.

Pensiamo a cosa muta in questi giorni e che forse potrà essere il ‘continente inesplorato’ di un mercato ‘mutato’. Pensiamo alle imprese che si rimodulano per produrre dispositivi di sicurezza.Ma anche alle competenze digitali accresciute; è il caso dei pensionati che hanno imparato ad utilizzare il bancomat o l’internet banking, allo smartworking, senza dimenticare alunni e docenti che stanno imparando insieme le tecniche di apprendimento a distanza.

Ecco ci vorrà anche una struttura speciale regionale che aiuti con competenza la gente delle partite iva e delle pmi insieme a mondo sindacale, associativo, patronati a curare marketing territoriale. Una leva di ‘attivatori territoriali’ che aiuti la risalita creativa della platea dei soggetti anche con il modello di contratti di rete già previsti e diffusi con il sostegno di Invitalia che dovrà rimodulare la sua “mission”.

Il Fondo poi dovrà avere una seconda gamba nel blocco dei bisogni e delle risorse delle famiglie nelle funzioni di cura e di rilancio dei progetti di quella fascia di mondo giovanile rientrato e che resta una risorsa per le aree interne.

Il Fondo potrà operare su questa platea attraverso prodotti di prestiti d’onore o di erogazione fiduciaria come dote-famiglia .

Infine il terzo settore. La terza gamba dei beneficiari del Fondo. La suggestione è di Carlo Borgomeo (Fondazione con il Sud). Un intervento per sostenere le organizzazioni di Terzo settore (associazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e cooperative sociali) mediante la concessione di contributi a fondo perduto da erogare, non in base ad una faticosa selezione di progetti, ma a tutte le organizzazioni che rispondano a requisiti minimi di continuità, di esperienza, di radicamento nei territori.

Vincenzo Tortorelli, segretario regionale Uil Basilicata

Giancarlo Vainieri, presidente Centro studi Cssel

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