Sommosse carceri lucane – Disfatta delle politiche del ministero della Giustizia. Serve intervento per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e colmare la carenza organico

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In queste ore convulse in tutto il paese per l’emergenza Coronavirus, registriamo con grande preoccupazione la protesta crescente negli istituti penitenziari che sta coinvolgendo anche le carceri lucane di Potenza, Matera e Melfi. In numerosi istituti dell’Italia da nord a sud, sono in corso molteplici proteste da parte della popolazione detenuta in seguito alla sospensione dei colloqui con i familiari per prevenire la diffusione del Covid-19. Tra gli istituti coinvolti che maggiormente destano preoccupazione nella nostra regione, vi è il penitenziario della città federiciana, dove nella giornata di ieri si è consumata una sommossa che ha portato anche al sequestro da parte dei detenuti di 4 agenti di polizia penitenziaria e 5 sanitari dell’Azienda ospedaliera di Potenza, rimasti asserragliati in infermeria.

Il sistema penitenziario italiano è fragile e carente sotto diversi punti di vista: dell’organico sanitario, strutturale e organizzativo. Un sistema che si basa su fragili equilibri, in grado di sopravvivere in situazioni ordinarie e costretto al collasso di fronte alle emergenze. L’emergenza carceri deflagra poi in un momento particolarmente delicato dal punto di vista sanitario, portando alla luce una situazione da sempre precaria.

La Fp Cgil ha ribadito più volte all’amministrazione penitenziaria la necessità di un intervento decisivo per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e colmare la carenza organico, ma non sono mai giunte risposte concrete e quelle a cui assistiamo in queste ore sono le conseguenze di quanto denunciamo inascoltati da tempo.

Da tempo si chiedeva un intervento delle autorità competenti per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e colmare la carenza organico, ma non sono mai giunte risposte concrete. Gli eventi delle ultime ore rappresentano una mera disfatta delle politiche attuate dal Ministero della Giustizia e, di riflesso, dalle direzioni dei singoli penitenziari. Crediamo sia giunta l’ora di una seria inversione di marcia per la tutela di quanti lavorano a vario titolo nelle carceri e di tutta la collettività.

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