Sanità, medici di continuità assistenziale Basta con le offese, si convochi tavolo regionale

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La Cgil Medici ritiene estremamente offensive e fuori luogo le affermazioni rilasciate alla stampa dall’Assessore Leone sui medici di continuità assistenziale, sempre in prima linea per la tutela della salute pubblica. L’assessore avrebbe infatti dichiarato: “Paghiamo medici che in piccoli paesi sono presenti solo per chiamare il 118”.

Non possiamo sottacere che i medici di continuità assistenziale sono spesso lasciati soli nella gestione delle emergenze, come sta accadendo in queste ore per il Coronavirus, per la cui efficace ed efficiente gestione tutti i sanitari devono essere i primi ad essere messi in sicurezza, attraverso la fornitura anzitutto dei materiali di protezione da parte della regione e la diramazione di informazioni tempestive e univoche.

Ciò al fine di poter continuare a fare il proprio lavoro, aiutando gli altri e gestendo nel migliore dei modi le criticità che potrebbero verificarsi. E invece, alla mancanza di tutele reali, si aggiungono anche accuse ingiustificate e ingiustificabili. La Cgil Medici, premettendo la totale disponibilità alla discussione sulla riorganizzazione della medicina generale al fine di migliorare l’assistenza ai cittadini in maniera uniforme su tutto il territorio regionale, a tutela della salute soprattutto delle fasce più deboli, vuole stigmatizzare affermazioni che dimostrano la scarsa conoscenza del funzionamento del servizio di emergenza-urgenza 118 che sin dal suo avvio nel 2004, ha sempre utilizzato i medici addetti al servizio di continuità assistenziale.

La Fp Cgil Medici ha segnalato più volte i problemi legati al servizio 118 e alla sua
integrazione impropria con il servizio di continuità assistenziale al di fuori di qualunque protocollo organizzativo, evidenziando ripetutamente, già negli anni passati, la diversità dei servizi al fine di rendere chiari i compiti e i ruoli di ognuno, ma continuano a verificarsi anomalie operative dei servizi, tra le quali la richiesta di intervento del medico di continuità assistenziale in situazioni tipiche dell’emergenza urgenza e di competenza del servizio 118.
Tale utilizzo, anomalo, è illegittimo e determina la responsabilità di chi lo determina, esponendo il medico di continuità assistenziale a rischi medico-legali connessi ad un intervento non di sua competenza. Già nell’accordo integrativo del 2008 la Fp Cgil Medici aveva evidenziato a verbale che per l’assistenza a bordo di ambulanze, non possono essere utilizzati medici addetti al servizio di continuità assistenziale. Nonostante in regione continui a persistere un utilizzo improprio del medico di continuità assistenziale.

Riteniamo come Fp Cgil medici più che giustificata l’indignazione dei
medici di Continuità assistenziale che per carenze del servizio 118 non solo hanno avuto e hanno funzione di “tappa buchi” in situazioni di emergenza, spesso da soli, senza infermiere né autista, ma vengono anche offesi, attraverso un tentativo di ridimensionamento del loro lavoro. Si ribadisce, altresì all’assessore l’errata interpretazione del rapporto ottimale del medico di continuità assistenziale attraverso l’affermazione che nella nostra regione sia abbia il più alto numero di medici di continuità assistenziale con conseguente spreco di risorse economiche “la continuità assistenziale ci costa 30 milioni di euro”.

Il fabbisogno di medici di ciascuna Asl è determinato secondo un rapporto ottimale medici in servizio/abitanti residenti, con rapporto di 1 medico ogni 5000 abitanti. La popolazione residente in Basilicata è di 641.858 abitanti e pertanto in servizio ogni notte dovrebbero esserci 128 medici; in Basilicata ogni notte sono 109 i medici in turno di notte, perfettamente in linea con l’accordo collettivo nazionale. Anzi, nei comuni con popolazione più numerosa, sarebbe stato necessario l’aumento dei medici in servizio.

Chiediamo la si smetta con le offese gratuite e che venga convocato un tavolo regionale al fine di discutere in maniera seria e costruttiva su una riorganizzazione della medicina generale al fine di migliorare l’assistenza ai cittadini in maniera uniforme su tutto il territorio regionale.

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