Gambardella (CISL): “La politica abbandoni l’autoreferenzialità e risconosca il valore della partecipazione”

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Il discorso del presidente Bardi nella conferenza stampa di inizio anno si è caratterizzata per il tono roboante e autoreferenziale e per il ricorso insistente e a tratti ingenuo a quella idea di cambiamento che però stentiamo a ravvisare negli atti di governo. È invece di tutta evidenza il completo black out delle relazioni con le parti sociali. Nella maggioranza di governo qualcuno ha volutamente scambiato la nostra richiesta di dialogo e di confronto sulle tante emergenze che riguardano la nostra regione come la volontà di invadere il campo della politica: nulla di più sbagliato. Compito del sindacato e più in generale dei corpi sociali intermedi non è decidere al posto di chi ha ricevuto un mandato democratico dai cittadini ma di arricchire di contenuti e proposte le scelte che la politica ha il dovere di prendere nell’interesse della comunità.
Come è stato giustamente evidenziato dai più autorevoli osservatori di cose politiche, più volte il presidente Bardi ha ripetuto nel corso delle sue dichiarazioni, in maniera oserei dire quasi ossessiva, la parola cambiamento; eppure, stentiamo a ravvisare in quasi un anno di gestione quella svolta che era stata annunciata all’indomani delle elezioni regionali: al contrario ravvisiamo una sostanziale continuità, in particolare nel metodo di governo, improntato a quei criteri di autoreferenzialità e autosufficienza che abbiamo giustamente e ripetutamente stigmatizzato in passato. Dietro la cortina fumogena del cambiamento si cela in realtà una sostanziale e preoccupante paralisi dell’azione del governo regionale, impegnato più ad occupare postazioni di sottogoverno che ad affrontare e risolvere i problemi che attanagliano la nostra regione.
Ciò che conta è il lavoro e la capacità di produrre reddito; e siccome in questo primo anno di governo non si sono prodotti né posti di lavoro, né reddito, non si può parlare di cambiamento, se non in termini puramente astratti e retorici. Chi ha il mandato popolare di governare deve portare risultati, non vane parole; deve saper affrontare con la necessaria determinazione – quella determinazione che è finora mancata – i tanti focolai di crisi nella nostra regione: dallo sfacelo del tessuto industriale (Ferrosud, etc.) alla crisi del sistema creditizio, fino alle problematiche dei percettori del reddito minimo di inserimento. Non ce ne voglia il presidente Bardi, ma le azioni di questo governo – forse anche per la patente inesperienza del vertice – non hanno finora dato risposte a questo genere di problematiche, se non fumose promesse di nuovi investimenti o l’annuncio di fantomatici aeroporti, senza che sia stato messo nel frattempo in sicurezza il fragile sistema viario regionale.
Probabilmente, la scelta di sottrarsi al confronto con le parti sociali – con buona pace delle linee guida raccomandate dalla stessa Unione europea in fatto di partenariato economico e sociale – è il segnale di chi, avendo consapevolezza di quanto gracile e debole sia la proposta politica, si rifugia in roboanti proclami perdendo di vista ciò che invece è essenziale e necessario fare subito. Cgil Cisl Uil hanno in più occasioni offerto ai governi che si sono succeduti al timone di questa regione un contributo di analisi e proposte mirate, espressione di una cultura politica che, scevra dal consenso a breve termine, si fonda sulla consapevolezza che i problemi della società contemporanea non si possono risolvere con la bacchetta magica, né con la pretesa autosufficienza delle istituzioni in ragione di una visione assolutistica del mandato elettorale, e che il governo della cosa pubblica è una quotidiana e faticosa opera di mediazione e cucitura di interessi legittimi; un’opera che, a nostro avviso, non può prescindere dal riconoscimento di quei soggetti sociali che legittimamente rappresentano quegli interessi e che, in modo altrettanto legittimo, ambiscono a fare del confronto e della partecipazione uno strumento di reale democrazia.

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