Nidil Cgil: “Matera 2019, paghe da fame per i lavoratori di alcuni settori”

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Chi vuole fare il cameriere, la commessa o l’addetta delle pulizie a Matera deve accettare compensi miserevoli con paghe da schiavi. E questo lo stiamo constatando come Nidil Cgil e Ufficio vertenze legali Cgil tutti i giorni perché stanno aumentando i lavoratori che si rivolgono a noi per rassegnare le dimissioni volontarie per il fatto che non riescono a sopportare i ritmi e orari di lavoro imposti con le paghe da fame e chi ha più coraggio decide di intraprendere le vertenza nei confronti del datore di lavoro sfruttatore.

Ai numeri positivi del turismo di Matera si contrappongono i numeri vergognosi dei compensi a ora di alcune attività che propongono paghe vergognose per lavori di cui non si rispettano le retribuzioni minime stabilite dai contratti collettivi. Stiamo assistendo nella Capitale Europea della Cultura del 2019 ad un aumento dì posti di lavoro in queste realtà lavorative ma che invece di avere risalto positivo ne hanno uno negativo perché c’è uno sfruttamento lavorativo.

Questo abuso nella città dei Sassi lo stanno subendo i giovani che vivono le loro prime esperienze lavorative (ma qualificati perché diplomati alla scuola alberghiera), o anche chi ha già maturato esperienza nel settore.

Si stanno rivolgendo a noi quelli che vengono ricompensati con retribuzioni vergognose. Addirittura si arrivano a fare 13/14 ore di lavoro giornaliere per lunghi periodi ( soprattutto nei periodi delle feste religiose in cui c’è maggiore affluenza turistica ) senza il riposo settimanale previsto contrattualmente.

Alcuni resistono a questo stress lavorativo per necessità perché hanno bisogno di assicurare con i pochi soldi che percepiscono almeno un pasto ala propria famiglia mentre altri che non ce la fanno e rinunciano dando le dimissioni volontarie per paura che se avvia una vertenza non riesce a trovare più lavoro e poi abbiamo chi ha il coraggio di denunciare lo sfruttamento di lavoro in una Matera capitale della cultura la quale deve rappresentare anche cultura del lavoro, dei diritti e della tutela dei lavoratori e non un nuovo esempio di schiavismo.

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