Nicola Valluzzi: “Antepongono il proprio destino a quello della Basilicata e dei lucani. Il Partito Democratico organizza la disfatta”

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La politica del Partito Democratico in Basilicata è naufragata nel teatro dell’assurdo – come qualche giorno fa ha scritto, in maniera efficace, Donato Salvatore, parafrasando Eugène Ionesco – dove ognuno recita il proprio monologo senza mai incontrarsi e dialogare con l’altro.

Nel nostro caso, i principali protagonisti della commedia sono ossessionati soltanto da sé stessi, dai propri destini, ignorando i destini degli altri, della propria comunità politica, della propria gente, della propria terra.

Qui c’è un Partito che, a cominciare dai vertici nazionali, ha preferito voltare la faccia dall’altra parte, fingendo di non vedere. Ben sapendo che la strada intrapresa nega qualsiasi riflessione autocritica su ciò che è stato fatto, sugli errori compiuti, sul disfacimento di un progetto politico sul quale si è fondato il governo della regione. Una linea che, rinunciando a ogni possibile rinnovamento e a una necessaria discontinuità con il passato, conduce alla divisione del Centrosinistra e a una sconfitta certa.

Divisione, forse, ricercata e utile solo a scatenare una feroce gara individuale per la sopravvivenza, con la selezione degli sconfitti e l’illusione di poter ricominciare, come se niente fosse, dagli stessi protagonisti della disfatta.

Per la politica, per il progetto, per i valori fondanti e condivisi, non c’è alcuno spazio in questo piano di sopravvivenza. Resta solo la mortificazione di una politica ridotta a circo della gestione.

La conseguenza di tutto ciò è evidente: la distruzione di una storia istituzionale e di appartenenze  costruita con fatica, anche in Basilicata, in un quarto di secolo. Con la gravissima responsabilità di condurre allo sbando una classe di amministratori locali che, con spirito di servizio e mettendoci la faccia in prima linea, molto hanno fatto per il riscatto delle proprie comunità. Amministratori abbandonati al proprio destino e lasciati senza riferimenti a poche settimane dalla più importante tornata amministrativa locale (sono interessati 53 municipi lucani) e in coincidenza con elezioni europee mai così fondamentali. Decisive per il futuro dell’Italia e della Ue.

Siamo al tanto peggio, tanto meglio.

Ma se questo è il disegno, non accadrà in nome mio.

Non in mio nome. E credo che, a questo punto, tanti amministratori locali faranno sentire forte il dissenso e la contrarietà a un simile epilogo.

Io non ci sto. E non intendo rassegnarmi all’idea di una Basilicata abbandonata nella tempesta dell’incertezza e della improvvisazione, in una delle fasi più difficili della sua storia recente.

Oggi restituirò la tessera del Partito Democratico.

Per quanto flebile possa risultare la mia voce, per quanto limitato possa essere il mio ruolo in questa commedia dell’assurdo, non aggiungerò – con l’assenso o con il silenzio – il mio contributo a questo disastro.

Non si può pensare che elettori, sindaci e amministratori lucani possano assistere allo scempio da inermi spettatori o, peggio, da complici di tale dissoluzione come se in ballo non ci fossero – ben prima delle fortune e del futuro dei singoli – il destino dei lucani e della Basilicata.

Io non starò a guardare.

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