CIA: NON SOLO PROSCIUTTO SAN DANIELE NEL MIRINO AGROPIRATERIA MA ANCHE PRODOTI LUCANI

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Nel mirino delle organizzazioni dell’agropirateria non c’è solo il prosciutto San Daniele dop balzato alla cronaca con l’inchiesta della Procura di Pordenone che ha scovato un’associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio di prodotti agroalimentari con denominazione di origine protetta, alla contraffazione della Dop “Prosciutto di San Daniele”. Numerosi i reati contestati a 103 indagati, persone fisiche e società, tra responsabili e impiegati del macello di Aviano, allevatori, prosciuttifici, ispettori del Consorzio di tutela (emessi decreti di sequestro per 270 mila prosciutti, per 27 milioni di euro).
Anche nella nostra regione il business sui prodotti alimentari “taroccati” raggiunge un giro di affari milionario, sottratti agli agricoltori autentici, e mette a rischio la salute dei consumatori. Oltre alla fragola del Metapontino “taroccata” in Spagna, sono vittime di agropirateria numerosi prodotti tipici lucani come il caciocavallo, il pecorino di Moliterno, i salumi di Picerno, l’aglianico del Vulture, l’olio delle colline del Materano, la farina di grano duro “senatore” del Materano, il peperone di Senise.  Un affare da 7 milioni di euro l’ora e da 60 miliardi di euro l’anno, di cui alcune centinaia di milioni di euro solo in Basilicata. Un terzo realizzato solo con la contraffazione dei nostri formaggi di qualità. Questa la portata economica del business dell’agropirateria internazionale nei confronti del ‘made in Italy’.

Nel 2017 il Nas dei carabinieri nel comparto alimentare hanno effettuato 30.311 ispezioni accertando 17.819 infrazioni di cui 15.435 amministrative e 2384 penali.Tra i reati penali il 27% delle violazioni contestate sono state relative alla detenzione/ somministrazione di alimento in cattivo stato di conservazione. Il 25% per frode in commercio. Il 5% adulterazione e contraffazione di alimenti. Le contestazioni amministrative hanno riguardato per il 67% carenze igienico strutturali, per il 10% irregolarità delle etichette.Gli uomini del Comando Unità Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri nel 2017 hanno, nell’attività di contrasto alle frodi agroalimentari nel settore marchi di qualità conseguito 497 imprese controllate, 4.300 euro del valore delle frodi agroalimentari nel comparto, 306.156 kg di prodotti sequestrati, per un valore di 953.178, 35 violazioni penali accertate per un totale di 33 persone denunciate all’autorità giudiziaria, 182 sanzioni amministrative contestate per un totale di 712.959 euro.

“La situazione – osserva la Cia lucana – è di estrema gravità. Ci troviamo di fronte a un immenso supermarket dell’agro-scorretto, del ‘bidone alimentare’, dove a pagare è solo il nostro Paese. E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera tutela delle nostre ‘eccellenze’ Dop, Igp e Stg”.

“Di fronte a questa ‘rapina’ giornaliera – continua la Cia – bisogna dire basta. Adesso servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una task-force in ambito Ue per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine; un’azione più decisa da parte dell’Europa nel negoziato Wto per un’effettiva difesa delle certificazioni Ue; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari.

La situazione è, quindi, di estrema gravità: ci troviamo -sottolinea la Cia- davanti ad un immenso supermarket del “falso”, dell’”agro-scorretto”, del “bidone alimentare”. Ma per trovare i “falsi” Dop e Igp non c’è certo bisogno di andare all’estero. E’ sufficiente navigare in Internet per poter avere una vera e propria vetrina del “tarocco”. In molti siti si possono acquistare formaggi come il Parmesan o il Regianito, il Provolone e l’Asiago, prodotti nel Wisconsin (Usa), la Robiola del Canada, la Mozzarella del Texas, la Fontina “made in China”, i pomodori San Marzano coltivati in California, i fiaschi tricolore di Chianti, statunitensi e australiani, il Prosciutto di San Daniele di una ditta americana. Il consiglio della Cia ai consumatori: fare direttamente la spesa in campagna attraverso la rete di aziende che producono e vendono direttamente i propri prodotti.

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