MOLITERNO 22 MARZO  ORE 18.30 BIBLIOMEDIATECA “G.RACIOPPI”   CONVEGNO “SCUOLA DI BARBIANA:UNA PROPOSTA SEMPRE ATTUALE?>>. A CURA DEL GRUPPO LOCALE DEI CRONOSCOUT.

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MOLITERNO – Don Lorenzo Milani (1923- 1967) fu  tra gli anni cinquanta-sessanta una punta di diamante della Chiesa fiorentina,  fautore di una pastorale poco all’ombra della sacrestia e molto dentro al mondo e alle sofferenze degli uomini. Per ricordare la figura del sacerdote fiorentino, il cui ministero  fu molto ostacolato dalle gerarchie della Chiesa del tempo, l’ E.T Studium Cronoscout ha organizzato per oggi nella Bibliomediateca “G.Racioppi” (ore 18.30) “Scuola di Barbiana: una proposta sempre attuale?”, incontro a cui parteciperanno,  oltre alla guida Cronoscout Maria Teresa Lapadula, l’ex-dirigente scolastico Imelde Cassino, il vicesindaco del centro valligiano Raffaele Acquafredda e il cronista Mimmo Mastrangelo. Un appuntamento per discutere sul valore e l’eredità del modello educativo di Don Milani, nonché sul prete che ha saputo inimitabilmente mantenere  fedeltà ai principi della fede, dei sacramenti e della libertà. Come ebbe a sottolineare Padre Ernesto Balducci (altro sacerdote fuori dal palazzo, che spese tutto il suo ministero per dar voce e credibilità ad una Chiesa povera e per i poveri), Don Milani fu <<il profeta che ha vissuto nel proprio tempo quello che altri hanno sperimentato in stagioni  successive. Un pastore, un manovale della storia che, dall’interno delle fatiche del vivere quotidiano, portano un segno che si rileverà fecondo di futuro>>. La voce del Priore di Barbiana fu forte, decisa nell’affermare l’indicibile, nel far avvertire l’attrito del proprio corpo gettato nella lotta, nell’annunciare ai giovani che<<sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza  non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio…>> . Contro la scuola classista, a Barbiana Don Milani diede vita alla sua “multiclasse popolare”, composta dai figli della povera gente che abitava nell’isolato borgo del Mugello. Dal quel modello di scuola, che lotta corpo a corpo con l’emarginazione, nascerà  “Lettera a una professoressa”, un’opera summa dell’utopia pedagogica milaniana. Feroce verso chi tiene la fede attaccata disperatamente alla mente, Don Milani diverrà nelle sue condanne, nell’ esilio a Barbania, nella solitudine ciò che esattamente voleva: un povero prete, l’ultimo prete assetato di comunione. Scriverà: << Non ti chiedo vaste amicizie combutte, chiesole, movimenti, discussioni profonde con gente che mi è affine, massoneria cristiana di sinistra, società di mutuo incensamento. Mi contento solo che se tu non hai prove schiaccianti tu non mi distrugga quel filo ch’io tenevo di legame alla Ditta, di speranza,  quello insomma con cui speravo di non essere più un genio isolato e superiore, ma una intelligente rotellina fra le tante della grande macchina di Dio>>.

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