Confartigianato: due imprese artigiane su tre soffrono la concorrenza sleale del sommerso

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Due imprese artigiane su tre soffrono la concorrenza sleale del sommerso. In Basilicata, dove il tasso di lavoratori irregolari tocca il 15% del totale, la concorrenza sleale ha un effetto negativo sull’1,4 per cento dell’occupazione artigiana regionale. Sono dati del Centro Studi Confartigianato che – precisa una nota – si traducono in 1,4 occupati non regolari per ogni addetto artigiano.

La concorrenza sleale del sommerso – sottolinea Rosa Gentile, dirigente regionale e nazionale di Confartigianato – va al di là del lavoretto fatto in casa dall’idraulico che non emette fattura. E’ un fattore di blocco dello sviluppo che spiazza le imprese oneste attraverso diversi meccanismi e nel dettaglio: le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato le imprese regolari con analoghe funzioni di produzione;  la minore competitività delle imprese regolari può rendere ‘più conveniente’ attivare azioni di evasione fiscale: nel lungo termine tendono a sopravvivere imprese marginali mentre le imprese solide si avvicinano progressivamente alla marginalità; l’evasione a valle genera fondi extra contabili realizzati con i ricavi ‘in nero’ utilizzati per acquisti non documentati che diffonde ed allarga la portata del fenomeno; l’evasione fiscale tende a mantenere il gap tra le aliquote fiscali pagate dalle imprese in regola e le imprese che evadono, dato che il mancato gettito rende difficile politiche fiscali espansive tramite la riduzione delle aliquote fiscali; non si amplia la dimensione delle aziende: le imprese che evadono hanno una minore propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e nel contempo spiazzano gli investimenti delle imprese che non evadono e che non trovano redditività adeguata per l’ampliamento delle dimensioni aziendali.

Negli undici settori dove il lavoro irregolare è superiore alla media, nel 2017 sono esposte alla concorrenza sleale del sommerso 858.347 imprese artigiane, pari a quasi i due terzi (64,7%) dell’artigianato nazionale, che danno lavoro a 1.339.401 addetti, circa la metà (49,7%) dell’occupazione dell’artigianato. Nel dettaglio i maggiori comparti dove si riscontra una elevata irregolarità sono: le Costruzioni con 501.834 imprese artigiane (37,8% dell’artigianato nazionale) ed un tasso di lavoro irregolare del 16,9%, gli Altri servizi alla persona con 191.917 imprese (14,5%) ed un tasso del 25,2%, i Trasporti e magazzinaggio con 85.706 imprese (6,5%) ed un tasso del 19,9% ed i Servizi di alloggio e di ristorazione con 48.652 imprese (3,7%) ed un tasso del 26,7%.

La proposta di Confartigianato Per Tornare a Crescere – riferisce Gentile – pone al centro il “valore artigiano”, quell’insieme di valori storici, tutt’oggi attuali, ai quali ci ispiriamo, che ci consentono di rappresentare gli interessi generali del ceto medio produttivo e di intere comunità e società locali nel difficile percorso per affrontare in modo solidale le sfide della modernità. Un valore artigiano che oggi si confronta con due grandi driver di cambiamento, globalizzazione dei mercati e tecnologie digitali. Due driver che non mettono fuori uso l’artigianato “tradizionale” ma lo abilitano ad essere protagonista del futuro. Ed è in questo contesto che si colloca il modello produttivo italiano di economia 4.0 capace di ricomporre crescita del PIL e sviluppo del benessere delle persone e delle comunità locali.

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