PISTICCI RICORDA LA TRAGEDIA DELLA NOTTE DI S. APOLLONIA

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Dalla morte rinasce la vita

PISTICCI– Sono trascorsi 330 anni dallo sconvolgente terremoto che distrusse buona parte della cittadina di Pisticci, provocando circa trecento vittime. Era l’alba del 9 febbraio 1688, passata ala storia come La Notte di S. Apollonia e Pisticci non ha mai dimenticato, cercando di trarre dal quel disastro ambientale e umano motivazioni concrete per la ricostruzione e il suo futuro. L’evento sarà ricordato venerdi 9 febbraio (ore 17,30) presso il Centro Sociale Anziani di piazza Municipio, nel corso di un incontro-dibattito in collaborazione con la sezione Unitre, con relazioni dei proff. Domenico Miolla e Giuseppe Coniglio, che presenteranno i nuovi importanti e inediti contributi e ricerche per la definizione della Storia di quella tragica notte. Tra l’altro, l’ora in cui avvenne il disastro, secondo il calendario spagnolo vigente; la triste storia della famiglia di Cristoforo  Philomena di Melfi, governatore feudale, travolta dalle macerie per pura fatalità; la cronaca della processione di S. Rocco del 16 agosto 1689 promossa dai superstiti del Dirupo, con fiaccolata notturna dal Casale al Castello, con la partecipazione del Clero, Corte Feudale, trenta armigeri, Università e 40 zoccolanti. E ancora come furono preparate le fiaccole dai monaci del Casale dove vi era una vera e propria fabbrica; i soccorsi provenienti da Acerra e da Tursi; l’esenzione di Pisticci dal pagamento per otto anni consecutivi di imposte e gabelle regie e feudali, per i gravi danni subìti. Si cercherà quindi di dare una risposta ad altri importanti quesiti: quella del 1688 non fu semplice frana ma vero terremoto del decimo grado della scala Mercalli, con epicentro i calanchi tra Craco e Pisticci, come è stato accertato da eminenti studiosi; chi era e perché avviò i primi soccorsi mons. Matteo Marco Cosentino Ayeta, vescovo di Tursi; perché quella dei feudatari de Cardenas non fu una speculazione; le connessioni tra gli eventi del 1688 e 1976; la salvaguardia dell’abitato e la presentazione di una petizione popolare affinchè sia ripristinata l’antica denominazione di Fosso La Salsa nel rione Dirupo. (G. C.)

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