PRESENZA LUCANA – STORIA CONTEMPORANEA – Il disastro del Vajont: cronaca di un’immensa tragedia

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Per la cartella “Storia contemporanea” Diego Guarniera (già dott. Analista presso l’Ospedale SS Annunziata di Taranto), dopo la quadrilogia sulla scoperta dell’America, presenterà uno studio, dal titolo Il disastro del Vajont, cronaca di un’immensa tragedia”.

Presenza Lucana, Associazione Culturale di Taranto che, con quest’appuntamento chiude il ventisettesimo anno di attività settimanali sul territorio, vi invita, alle ore 18.00 di Venerdì 15 Dicembre, con libero ingresso, presso la sede di Via Veneto 106/A, a ricordare, tramite un approfondito studio, una delle più gravi tragedie che sconvolsero intere comunità della provincia di Belluno

La caduta di una parte del monte Toc nel lago causò, alle ore 22.39, nel giro di quattro minuti, un innalzamento dell’acqua che, come una bomba, sommerse i paesi di Erto, Casso, Castellavazzo, Longarone, Rivalta, Pirago, Villanova, Faè, causando, insieme al personale del cantiere diga, la morte di 1910 persone. Più di cinquant’anni sono trascorsi da quei drammatici quattro minuti. Bene ha fatto l’autore ad approfondire i momenti di una storia, che ha preceduto la tragedia, per raccontare, con l’aiuto di cartine e immagini, una catastrofe causata dalla noncuranza di tanti, preposti al controllo, che continuarono il programma, nonostante i pareri negativi di geologi chiamati per controllare il buon andamento dei lavori. Il geologo Muller, austriaco, consigliò di sospendere il progetto poiché troppo pericoloso. Anche una giornalista, dell’Unità, che aveva segnalato, con un articolo, i dubbi e le paure della popolazione subì un processo, presso il Tribunale di Milano.

E’ importante la comprensione e il ricordo di quanto avvenuto, per creare la consapevolezza, in tutti noi, che la vita, anche di una sola persona, non può e non deve essere messa in second’ordine quando un rischio è radicato nel progetto che si sta sviluppando. Nella costruzione della diga del Vajont, i segnali della sua insicurezza, anche a cantiere avanzato, erano stati rilevati da tecnici, con lunghe perizie e dalla popolazione che avvertiva degli strani movimenti e dei rumori provenire dalle montagne all’origine della diga.

Perché non s’intervenne per sospendere l’opera? E’ quali furono le motivazioni tecniche addotte per continuare un’attività che, ormai, era diventata rischiosa? Alla fine, a distanza di anni, si comprese quanto grandi fossero le forze economiche e politiche, impegnate per creare un grande polo energetico.

Michele Santoro

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