BANCA TERRE INCOLTE: AGIA E CIA, UN RISULTATO DELL’INIZIATIVA DI TRICARICO

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“La presentazione oggi  della “banca delle terre incolte” ad opera de Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti rappresenta un impegno mantenuto dopo l’annuncio fatto in occasione dell’evento di Tricarico-Taccone promosso da Cia e Agia il 13 e 14 ottobre scorsi con l’obiettivo di rimettere al centro dell’agenda del Governo la questione della terra ai giovani”: è il commento contenuto in una nota a firma dei presidenti nazionale e regionale dell’Agia Maria Pirrone e Rudy Marranchelli e per la Cia Paolo Carbone.

Nel sottolineare che solo in Basilicata il 10,8% della Superficie Agricola Utile è abbandonata mentre sono sempre più numerosi i giovani che hanno “riscoperto” la terra come futuro della propria vita o per necessità tenuto conto dell’impossibilità a trovare il lavoro dipendente, i dirigenti di Agia e Cia evidenziano che il provvedimento del Governo è rivolto a chi ha un’ eta’ compresa tra i 18 e i 40 anni allo scopo – come ha spiegato il Ministro –  di promuovere la valorizzazione dei beni non utilizzati nelle regioni del Mezzogiorno, sia pubblici che privati, puntando a realizzare nuove sinergie tra i titolari di tali beni inutilizzati e i potenziali nuovi imprenditori.
Da Tricarico – è scritto nella nota – abbiamo lanciato la “Carta” per testimoniare che gli agricoltori capaci d’interpretare le sfide di un nuovo modello di produzione, trasformazione e commercializzazione. Sono passati 40 anni da Taccone d’Irsina ‘77, ma gli agricoltori, autentici lavoratori, che si sporcano le mani, che lottano, determinati a trovare nuove soluzioni, sono sempre gli stessi, legati dall’amore per la terra, il proprio lavoro, i valori più intimi e propri di coloro che nel loro territorio credono e si spendono quotidianamente; quegli agricoltori che si mettono in gioco per non lasciare, come invece altri, meno motivati, fanno o hanno fatto, abbandonando l’agricoltura in cerca di una vita migliore.

Si tratta  – spiega Pirrone – di un progetto, fortemente sostenuto da Agia-Cia –  per consentire a chiunque – soprattutto ai giovani – di reperire i terreni di natura pubblica.  L’obiettivo è valorizzare il patrimonio fondiario pubblico e riportare all’agricoltura anche le aree incolte, incentivando soprattutto il ricambio generazionale nel settore. L’agricoltura – evidenzia ancora la presidente di Agia-Cia – non è più solo un ‘affare di famiglia’. Se un tempo in campagna ci si nasceva e il mestiere si ereditava dai genitori, oggi cresce sempre di più il numero di chi sceglie la vita dei campi, pur provenendo da esperienze e formazioni diverse. E fanno bene perché l’agricoltura si sta dimostrando vitale e “anticiclica” dal punto di vista occupazionale, anche se i numeri del ‘turn over’ generazionale nei campi sono ancora bassi, con gli ‘under 40’ che rappresentano solo il 9,9% del comparto e gli “under 30” che si fermano addirittura al 2,1%. Stiamo assistendo a un fenomeno di rinnovamento del comparto: mentre i figli degli agricoltori che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia si sono ridotti al 61% del totale – rimarca Pirrone – una nuova tendenza avvicina al lavoro dei campi giovani laureati o professionisti di altri settori che decidono di mollare tutto e di cambiare vita”.

La nostra iniziativa di Tricarico – dice Carbone – sta dando primi risultati. La proprietà e l’uso della terra e la gestione del suolo: un tema molto importante, attuale da secoli. Nella splendida cornice di Tricarico, i ragazzi hanno dato idee forti per poter sviluppare questi argomenti. Le azioni chiave indicate sono state le seguenti: dare la terra comune ai giovani per creare profitto sostenibile: su questo punto  portiamo avanti da anni proposte che sono diventate concrete possibilità e che vanno ora sfruttate e messe a disposizione della collettività, come, ad esempio, la banca della terra e gli usi civici dei terreni comunali. Individuare una visione comune di gestione del territorio per affrontare l’agricoltura di domani in perfetta sinergia tra la realtà rurale e quella cittadina; e in questo momento così delicato non possiamo esimerci dall’avere una gestione comune dell’acqua.. Il suolo e il bene fondiario, tutelati e preservati attraverso buone pratiche agricole, sono un grande giacimento a cielo aperto da utilizzare anche a fini ricettivi e turistici: il paesaggio agrario, la biodiversità, il patrimonio agro-silvo-forestale sono realtà che vanno messe a valore e rese fruibili in circuiti di agri-turismo autentico. Costruire intorno al bene terra, agli areali agrari, allo spazio rurale e agro-silvo-forestale un’offerta integrata unica, distintiva, che fa della salubrità e della sanità la carta identitaria del prodotto legato al territorio di provenienza, aspetto sempre più importante per fidelizzare e rassicurare il consumatore sia sul versante della sicurezza alimentare che sul quello della sostenibilità ambientale e della qualità del cibo. E’ necessario valorizzare il rapporto cibo/territorio in quanto gli aspetti salutistici e nutrizionali (a partire dalla dieta mediterranea) sono un formidabile valore aggiunto per le nostre produzioni tipiche, tradizionali e mediterranee.

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