Metti il Mediterraneo a tavola, link gastronomici tra Basilicata, Etiopia ed Eritrea

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Tito Scalo, sala Multiservice Sud (ex Convivio) in Contrada S. Loya

“Metti il Mediterraneo a tavola, link gastronomici tra Basilicata, Etiopia ed Eritrea”

Una cena che individua collegamenti gastronomici tra le culture mediterranee

Il millenario cammino di uomini e semi lungo il Mediterraneo ha comportato dei “collegamenti” a prodotti alimentari e tecniche culinarie tra le antichissime popolazioni che lo circondano o lo intersecano. L’evoluzione ha modificato e dimenticato, ma, a cercar bene, si possono ancora “illuminare” link tra le tavole che hanno contribuito alla creazione della famosa Dieta Mediterranea. Il blog FoodFileBasilicata, la cooperativa Multiservice Sud, l’ADA Potenza associazione per i diritti degli anziani, promossa dalla Uilp, e l’associazione di promozione artistica Art&venti2012 cercano di mettere in tavola due frutti della cultura mediterranea che hanno link con la Basilicata: la melanzana di Rotonda e il teff, due collegamenti che si potranno gustare nella cena “Metti il Mediterraneo a tavola, link gastronomici tra Basilicata, Etiopia ed Eritrea”, dalle 17:30 in poi, venerdì 17 novembre presso la sala Multiservice Sud (ex Convivio) di Contrada S. Loya, Tito Scalo. L’evento gode del gratuito Patrocinio dell’Ambasciata di Etiopia, della Regione Basilicata, dalla quale è arrivata la piena condivisione del governatore Marcello Pittella, e dell’ALSIA di Basilicata.

Secondo l’antropologo esperto del comportamento dei primati, Richard Wrangham, il primo scatto tra i primati e l’uomo è stato proprio la scoperta del fuoco e quindi della cottura delle prede. Uno scatto evolutivo non solo sotto il profilo antropologico, come ha sempre sostenuto Levi-Strauss, ma anche biologico. Secondo il ricercatore questo scatto evolutivo permise ai nostri primi antenati, gli australopitecini (scimpazé dalla posizione eretta ma con caratteristiche delle grandi scimmie non umane) di evolversi in una nuova specie: l’ homo habilis. Questa transizione risale a 2,6 milioni di anni fa, le cui prime tracce si ritrovano proprio in Etiopia: una serie di schegge affilate e di ciottoli, ovvero i primi utensili del primate progenitore. L’uomo ha appreso l’intelligenza del fuoco sugli altipiani etiopi. Dall’Habilis si sviluppò l’herectus. Da quando l’uomo conobbe il cotto, il progenitore della cucina, nacque la civiltà!

Una civiltà e una tradizione culinaria, quella dei tre grandi fiumi che la diffusero (il Nilo, l’Eufrate e il Tigri) e riversarono nel Mar Mediterraneo, così antica che merita un po’ di ripasso. Così ripartiamo dalle origini, dall’Etiopia e la sua vicina Eritrea e approdiamo in Basilicata tramite due prodotti lucani: uno che ci lega al passato e l’altro che ci proietta nel futuro. La melanzana rossa di Rotonda, una DOP importata sul Pollino nel XX secolo a seguito degli spostamenti dei reduci nelle guerre d’Etiopia, la cui classificazione botanica è Solanum aethiopicum. Il viaggio di questo seme sarà raccontato dall’agronomo dell’ALSIA, Domenico Cerbino in un piccolo intervento che precede la cena.

L’altro link con l’Africa è il teff: il più piccolo tra i cereali che cresce solo in Etiopia ed Eritrea. Coltivato e consumato come cibo, il teff in Occidente è ancora semisconosciuto, solo la Spagna si è garantita una parte di produzione. Questo cereale ha un brillante futuro di mercato per l’alto valore nutraceutico, per l’assenza di glutine e come sostituto delle farine di grano, causa di intolleranze. Dopo la Spagna, solo un’azienda agricola sperimentale di Palazzo San Gervasio è entrata nella produzione di teff. Il protagonista dallo sguardo lungo è Angelo Lacivita, già iniziatore della tutela della Saragolla lucana. Il tema dell’intervento sarà proprio il racconto della sua esperienza in “Piccolo grande teff”.

Questi collegamenti di materie prime e tecniche di cotture confluiscono in un menu che vuole essere una sintesi dei colori e sapori del Mediterraneo, in cui la melanzana di Rotonda si sposa con lo shiro eritreo. Dove il tipico pane etiope, la enjera fatta di teff, si accosta alla nostra “ciambotta” o alla “strazzata” aviglianese. In entrambe persiste la memoria primitiva, e sempre valida, di spezzare lo stesso pane con le mani e condividerne i pezzi.

Questi link permettono di dire, citando Feuerbach, che “siamo quel che mangiamo” e mangiamo cose comuni, dunque tutti i popoli del Mediterraneo sono una comunità. Una comunità che accoglie: «L’arte ha sempre avuto una grande missione: raccontare in vari linguaggi i valori universali. E non c’è valore più universale dell’inclusione e della pace tra i popoli. In fondo è il più grande sogno dell’umanità – dice l’artista Vito Palladino, presidente di Art&venti2012- Per questo la promozione artistica deve condividere e collaborare con tutti coloro che si sforzano di riportare questi valori in un presente fatto di xenofobia e intolleranza». La mostra “Cartoline dal Mediterraneo” vuole essere un messaggio visivo di quanto apparteniamo tutti a questo Mare Nostrum che, diversamente dal passato, è diventato frontiera tra la morte e la vita anziché continuare a essere una grande via di comunicazione.

Si può promuovere il territorio, raccontando e riproponendo le sue tipicità ma queste restano senz’anima se non si ripropone anche il valore che ha fatto nascere e conservare quella tipicità come caratteristica del territorio. L’ospitalità è uno dei primi gesti sacri che il popolo mediterraneo ha appreso. Dal gesto dell’ospitalità a tavola nella tenda di Achille, d’omerica memoria, alle coste di Lampedusa, il valore mediterraneo è l’accoglienza e intorno alla sua tavola si crea la civiltà. Ed è questo il concetto di promozione di un’identità e di un territorio che si desume dal blog FoodFileBasilicata: «Compio il primordiale gesto dell’ospitalità e ti invito a tavola per farti sentire il cuore che ha guidato le mani: mani che seminano, raccolgono e adorano i frutti della Terra Madre. E quando viene il tempo di mostrarle gratitudine ecco il mio invito per te: mangia e trasforma questa energia in armonia universale».

Promuovere un territorio significa anche cercare nuove strade per aggiungere valore a chi lo abita da sempre e che vi arriva, vi sosta o decide di fermarsi. «Gestire l’accoglienza dei migranti significa anche cercare nuove strade per tutti coloro che sono costretti a lasciare la propria terra, indipendentemente se per cause economiche o belliche – afferma il presidente della cooperativa Multiservice Sud, Mario Bonavoglia- e per coloro che si sentono obbligati a ospitarli. Questi ragazzi sono giovani, forti e portatori di competenze. Perché non diamo valore a ciò che potremmo imparare da loro anziché considerarli esclusivamente un costo sociale ed economico? Il progetto “Metti il Mediterraneo a tavola” ci ha permesso di scoprire le competenze gastronomiche che le tre ragazze richiedenti asilo, “maestre” di cucina per qualche giorno, possiedono ma che nessuno ha mai chiesto loro di dimostrare. Inoltre, la Multiservice le ha formate per la manipolazione degli alimenti, fornendo loro un attestato HACCP che può sempre tornare utile, sia come autogratificazione sia come possibile spendibilità per un lavoro onesto».

Per riscoprire insiti valori dell’identità lucana, un po’ impolverati da propagande varie, bisogna ripartire dalla formazione di un popolo capace di giudicare dopo aver “sperimentato”. Per questo l’ADA Potenza, che promuove l’invecchiamento attivo, anche attraverso la formazione e l’aggiornamento, di una fascia d’età molto più decisionale di quanto si creda (basti pensare al referendum inglese sulla Brexit), ha voluto che i suoi volontari partecipassero attivamente al progetto. «Ciascuno di noi, finché non avrà l’esperienza diretta di “incontrare” l’altro, il diverso – dice Oreste Mario Capece, presidente dell’associazione ADA Potenza– dovrà necessariamente credere a quanto viene raccontato fuori dalla sua realtà. Un incontro di culture e popoli diversi in cucina, non solo diventa un momento d’apprendimento riguardo a culture e tradizioni nuove, ma soprattutto un momento di “verifica” della realtà».

L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo anche dai sindaci dei paesi dove la Multiservice Sud accoglie i richiedenti asilo, i quali parteciperanno all’evento, con l’augurio di riproporre il progetto ad Acerenza, Ruoti e Corleto Perticara.

Dopo la cucina, l’altro linguaggio universale è la musica, così la cena di “Metti il Mediterraneo a tavola” sarà allietata dalla voce di Serena Lotito, docente di canto moderno.

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