Asili nido: La Basilicata e il sud senza rappresentanza politica

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La Basilicata e il sud senza rappresentanza politica: il divario con il resto del Paese si allarga sempre di più 

La ripartizione del Fondo nazionale  che finanzia il Piano pluriennale per la promozione del sistema integrato approvato in sede di conferenza unificata Stato-Regioni segna e rischia di accentuare un ulteriore divario tra le  aree del nostro Paese proprio in un ambito che ne potrebbe rappresentare il vero collante.

L’istituzione di un sistema integrato 0-6 anni  rappresenta, infatti, un’importante affermazione del diritto all’educazione dell’infanzia, affermazione che tuttavia allo stato dei fatti rischia di rimanere di mero principio. Se l’obiettivo è quello di espandere i nidi, raggiungendo standard europei in modo uniforme sul nostro territorio e riconoscendone la funzione educativa nell’ambito del più generale sistema dell’apprendimento, è evidente che questo debba essere supportato da risorse adeguate nel Fondo nazionale.

Il suddetto fondo, che ha una consistenza di 209 milioni, come è stato ripartito per il 2017? Per il 40% in proporzione alla popolazione 0-6 anni, per il 50% in base alla percentuale di iscritti ai servizi educativi e per il restante 10% in proporzione alla popolazione 3-6 non iscritta alla scuola dell’infanzia statale. Facile immaginare il risultato che ne è scaturito in termini di  attribuzione di risorse: se i nidi vengono frequentati per un 25% al nord e per il 10% al sud, dove la scuola dell’infanzia statale raccoglie il 45% del totale degli iscritti, ecco che gran parte dei fondi – oltre il 74% – va al centro nord. Alla  Basilicata, cui compete il primato negativo nel mezzogiorno con un tasso di partecipazione all’istruzione pre-primaria e primaria pari al 44,8%, spetteranno 1,2 milioni.

Da un lato, dunque, si afferma di voler allargare l’offerta di servizi formativi in questo Paese passando  attraverso il loro riequilibrio territoriale e arrivando a una copertura almeno del 33% su tutto il territorio nazionale, dall’altro si pongono in essere misure che vanno nella direzione opposta agli obiettivi dichiarati . Purtroppo, proprio chi nelle sedi deputate e per le funzioni rivestite aveva e ha gli strumenti per invertire tale tendenza,  accetta e fa proprie le ragioni di scelte non solo contraddittorie ma fuorvianti e scellerate per il mezzogiorno e per la nostra regione. Come si può pensare di invertire la tendenza allo spopolamento e al calo demografico se si utilizza proprio il peso della popolazione per direzionare e consolidare risorse in capo a chi ne ha già? È evidente che percorrendo tale strada l’idea di uscire dalla logica dei servizi educativi quali servizi a domanda individuale appare sempre più lontana.

Se questo è l’approccio sul piano nazionale, non c’è da meravigliarsi del tentativo della Regione Basilicata di puntellare le azioni di sostegno alla frequenza degli asili nido tramite bonus previsti negli avvisi del FSE, un milione di euro per gli anni 2017-2018 e altrettanti per il 2018-2019: misure estemporanee che nulla hanno a che vedere con l’obiettivo di dare strutturalità ad una offerta formativa completa e generalizzata. Le medesime opportunità educative devono essere garantite a tutte le bambine e i bambini attraverso lo stanziamento di risorse idonee a sostenere un’offerta pubblica qualificata che consenta  un accesso generalizzato al percorso educativo riconoscendo livelli essenziali delle prestazioni anche nel sistema integrato 0-6 anni.

Angelo Summa

Segretario generale Cgil Basilicata

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