Referendum, Pagliaro (Fi) ad Affaritaliani.it: “Ecco gli effetti per il Sud”

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Intervista a Paolo Pagliaro (FI) per capire gli effetti al Sud della vittoria del Sì al referendum Veneto Lombardo

Il referendum consultivo lombardo veneto per l’autonomia ha registrato la vittoria del Sì. I cittadini quindi vogliono che si tratti con lo Stato la materia. Questo risultato riapre soltanto la questione settentrionale oppure può essere il primo passo verso qualcosa di diverso anche per il sud? Esiste una questione settentrionale oppure anche il sud potrebbe beneficiare di una forma di autonomia capace di valorizzare le peculiarità e le capacità produttive di ogni singola regione? Ne parliamo con Paolo Pagliaro dell’Ufficio di Presidenza Nazionale Forza Italia, Responsabile del dipartimento nazionale del regionalismo, federalismo e identità territoriali.

Una vittoria netta del Sì, qual è il suo commento, come legge questo dato?

«Innanzitutto abbiamo avuto la conferma di quello che sosteniamo da più tempo noi di Forza Italia, il centro destra unito vince senza nessun tipo di problema, e questo è il dato più positivo in questo particolare momento storico. È quello che ha sempre affermato il nostro leader, il Presidente Berlusconi, che sta lavorando alacremente per mettere insieme tutte le forze del centro destra che hanno dimostrato proprio in questa tornata di essere la realtà più importante del Paese. Così come Forza Italia, da primo partito della coalizione, si propone come forza politica per attuare una rivoluzione liberale in grado di rimettere in piedi il Paese. Il referendum è stato il primo passo verso le consultazioni politiche dove arriveremo consapevoli che gli elettori hanno voglia di democrazia e di equità».

Pagliaro, lei in tema di autonomia è stato sempre in prima linea, per questo le chiediamo se questo risultato, e cioè la possibilità di Lombardia e Veneto di aprire un dialogo con lo Stato per ottenere quello che chiedono, non possa rappresentare per il sud un ulteriore problema.

«Assolutamente no, come ho già detto questo è solo il primo passo, è il sentore che la gente finalmente ha capito l’importanza del Riordino Istituzionale, del Federalismo liberale e della fiscalità territoriale che per il sud è la migliore delle soluzioni. Ovviamente mi preme sottolineare quello che abbiamo sempre detto, questa è una battaglia che deve essere trasversale e deve riguardare l’intero Paese, non deve conoscere vincoli campanilistici o di bandiera, non deve essere la battaglia di un singolo soggetto o di un partito per ottenere consensi, dobbiamo andare oltre ai personalismi e parlare di neo regionalismo. Il riordino territoriale è la soluzione».

Lei parla di battaglia trasversale ma intanto dal Veneto e dalla Lombardia iniziano già ad alzare la voce perché l’intento principale della loro idea di autonomia è quello di trattenere le tasse e non versarle allo Stato centrale. Questo per il sud non potrebbe rappresentare l’ennesimo problema? L’ennesima ingiustizia?

«Prima di tutto dobbiamo fare chiarezza su un dato molto importante, nell’immediato il risultato del referendum non cambia nulla ma lancia soltanto, in maniera forte e chiara, il messaggio degli elettori, stanchi del centrosinistra, stanchi delle politiche renziane che hanno portato alla sfacelo il Paese, e chiede più autonomia per la propria terra; è questo è il dato. Come le dicevo prima, ora bisogna iniziare a lavorare tutti insieme. L’Italia ha bisogno di una riforma che è la madre di tutte le riforme, il neo regionalismo. Autonomia e centri di potere più vicini alle esigenze di ogni territorio, in ogni territorio. Al sud, così come al nord, c’è voglia di giustizia e di democrazia, c’è voglia di futuro. Un dato molto importante che è bene che tutti conoscano riguarda la fiscalità territoriale: se le aziende che producono al sud ma hanno sede legale al nord, pagassero le tasse nei centri dove producono reddito, il sud sarebbe molto più ricco del nord e avrebbe le risorse per rilanciare zone, come il Salento ad esempio, dimenticate da anni da politiche che avvantaggiano i centri di potere. Il sud da un riordino territoriale avrebbe tutto da guadagnare. Quello che però dobbiamo comunicare alle persone è la realtà dei fatti, il neo regionalismo permetterebbe di avere un risparmio sui costi della politica di circa il 50%. È di questo che dobbiamo parlare, e su questo che dobbiamo lavorare. Tutti insieme, perché proprio in questo referendum abbiamo dimostrato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che uniti si vince. Uniti si cambia l’Italia».

Lei così come Zaia e Maroni parla di trattenere le tasse nelle regioni e non versarle altrove, però il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti ha ribadito che la materia fiscale non fa parte dell’articolo 116, così come per dire siamo d’accordo a trattare ma, in parole povere, non sui proventi delle tasse. A questo punto ci accorgiamo allora che la vittoria di questo referendum servirà a poco?

«La vittoria di questo referendum è importantissima perché pone le basi verso quello che deve essere il vero obiettivo, ripeto non deve esistere che determinate regioni, sullo scacchiere dell’attuale geografia nazionale, a macchia di leopardo, abbiano dei vantaggi e altre no. Questo referendum è servito ad iniziare a parlare di Federalismo liberale, e noi ci rifacciamo a quello di Carlo Cattaneo, di pesi e contrappesi. Iniziamo a ragionarci tutti insieme. La soluzione c’è».

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