FLOVILLA (FEDERANISAP): NON BASTA DENUNCIARE LA RINUNCIA DEI CITTADINI ALLE CURE

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La rinuncia dei lucani alle cure per problemi economici, secondo una tendenza nazionale, come segnala il Censis, secondo cui  in Italia sono 9 milioni le persone coinvolte, vede fortemente impegnata FederANISAP a individuare proposte e rimedi. Tra le nostre prime iniziative c’è l’istituzione dell’Osservatorio ANISAP sul Servizio Sanitario Nazionale perché riteniamo che se l’obiettivo da tutti dichiarato è salvare il sistema sanitario, è necessario approfondire la diagnosi dei malesseri che lo attraversano e  impegnarsi nel definire i possibili percorsi di cura. E’ quanto sostiene Antonio Flovilla, vice presidente nazionale FederANISAP.

Il mito dell’universalismo e dell’equità sociale del sistema – aggiunge – è dunque messo a dura prova, sia a livello territoriale che di stratificazione della ricchezza. E’ Il sistema di produzione del Servizio sanitario oggetto di una politica di ridimensionamento avviata con la riforma aziendalistica del 1992 e proseguita per tappe successive contrassegnate dall’esigenza della riduzione della spesa pubblica. Ad oggi (Rapporto OASI 2016) il sistema, anche se mal distribuito a livello territoriale, consta di 21 holding regionali, da cui dipendono 121 Aziende sanitarie e 71 Aziende Ospedaliere; 450 strutture di ricovero pubbliche e 647 strutture di ricovero private con complessivi 220.455 posti letto, dei quali il 30 per cento privati accreditati; 691 distretti territoriali con 9.268 ambulatori e laboratori specialistici, di cui il 58,9 per cento privati accreditati, 2.787 strutture residenziali, di cui il 64,2 per cento private accreditate, 6.526 strutture semiresidenziali, di cui il 76,7 per cento private accreditate, 5.682 strutture distrettuali (consultori, centri di salute mentale) prevalentemente a gestione diretta. A tutto ciò dobbiamo aggiungere l’esercito dei 629,713 dipendenti, dei 47.490 medici di medicina generale, dei 7.705 pediatri di libera e delle 18.200 farmacie, Non possiamo certo temere che al Servizio manchino risorse umane e strutture in grado di perseguire la tutela della salute della popolazione. Il problema è come queste risorse sono distribuite, organizzate e gestite.

Ecco il “nodo” della spesa che ne deriva. Anche se l’emergenza finanziaria sembra sia scemata (CEIS, 12° rapporto Sanità, 2016) – dice Flovilla – sta di fatto che la spesa sanitaria pubblica in Italia si colloca al di sotto della media europea con una forbice di circa 4 punti percentuali. Va registrato, però, che la componente pubblica copre solo il 79% della spesa totale che il Paese sostiene per le cure (circa 140 miliardi/anno). Chi può copre il differenziale (21% pari a quasi 30 miliardi/anno) acquistando le prestazioni sul libero mercato o ricorrendo, per una quota stimata in circa 3,5 miliardi/anno e ritenuta dagli esperti ancora insufficiente, a forme assicurativo-mutualistiche, con le quali la specialistica ambulatoriale ha proficui rapporti di scambio

Nella governabilità del sistema, inoltre, ossia la capacità di arginare la dispersione degli attori e di dirigere l’attività dell’apparato orientandola verso il raggiungimento degli obiettivi strategici aumentano i segnali di malessere in misura esponenziale e diventano veramente preoccupanti. Non serve parlarne troppo . L’ ingovernabilità del sistema verso chiari obiettivi di salute ben identificati partendo dai bisogni reali e diversificati di gruppi di popolazione è il vero dramma di un’assistenza che, una volta diventata “diritto”, si è trasformata in un fenomeno di consumo sociale di massa, gratuito o quasi-gratuito, di prestazioni e di beni sanitari, che fa pagare alle Stato la tutela dei più fortunati e la protezione degli interessi professionali ed industriali meglio posizionati,

Una linea di tendenza sembra tuttavia emergere con sufficiente chiarezza e può aiutarci a decidere su come anche l’ambulatorietà privata intende affrontare il futuro. Ci riferiamo alla politica del riequilibrio ospedale-territorio affiancata dal riordinamento dell’assistenza primaria. È questo l’asse intorno al quale il sistema sta cercando di ruotare.

Per il vice presidente nazionale FederANISAP infine l’ambulatorio specialistico è già oggi un punto di riferimento per migliaia di persone. Si tratta di trasformarlo da opificio di prestazioni specialistiche o, come in molti casi sta accadendo, da terminale di potenti opifici automatizzati, in centro di servizi sanitari, capace di intercettare la nuova e crescente domanda di servizio che avanza senza trovare risposta e di offrire alla propria clientela pacchetti di servizio ritagliati sulle specifiche esigenze della persona. Di questo il sistema ha assoluto bisogno. A cominciare dai pazienti, abbandonati a se stessi.

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