Un magico Ferragosto… a quel paese

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Il “Sogno di una notte” a Colobraro non va in vacanza  

E vince anche il vento andando in scena per la prima volta al chiuso

Ancora nessun programma per Ferragosto? Allora andate … a quel paese. Tra le viuzze e i vicoli del borgo di Colobraro il viaggio tra “Magico e fantastico” continua. Il percorso teatrale itinerante non va in vacanza. Come  tutti i martedì e i venerdì fino al 1 settembre, dalle 18 alle 22, ad accogliere i visitatori uno stuolo di monachicchi, masciare, lupi mannari e morti parlanti pronti a raccontare le loro fantastiche storie. Certamente anche in questa occasione la magia di Colobraro sarà più forte di qualunque avversità. A provare a mettersi di traverso venerdì scorso è stato il vento, ma lo straordinario spirito di accoglienza dei protagonisti di “Sogno di una notte a quel paese” è stato in grado di regalare ugualmente risate e divertimento ai numerosi turisti giunti per assistere all’evento. Per la prima volta in sette anni il “Sogno” si è dipanato al chiuso, tra le mura accoglienti dell’Auditorium comunale. Certo non si è potuto godere a pieno della bellezza del luogo, ma è stata magia lo stesso. Una magia pronta a rinnovarsi nella giornata di Ferragosto, quando circa sessanta figuranti (tutti attori non professionisti, fatta eccezione per Emanuele Asprella), diretti da Giuseppe Ranoia,  torneranno ad animare le vie del borgo. Un dispettoso “monachicchio” fa da filo conduttore al racconto che tra storia e finzione scenica accompagna i visitatori alla scoperta dei tanti tesori nascosti di Colobraro. Ovviamente, prima, di varcare la soglia di accesso a “quel paese” è necessario munirsi dell’ “abitino”, un potente amuleto anti-jella. E’ alla masciara donna Fortunata che tocca il compito di svelare tutti i segreti del rito dell’ “affascina”, mentre il monachicchio crea scompiglio ad ogni suo passaggio, seminando discordia e litigi. Così per le vie di Colobraro, nel frattempo,  sotto gli occhi attenti di un curioso antropologo prendono vita altre storie, con tanto di lupi mannari,  leggende di lampadari caduti e persino un ridanciano funerale con tanto di prefiche, in cui l’intervento provvidenziale di San Carpanazzo suggella, in un clima di ironia e leggerezza,  questo viaggio tra storia e superstizione. E se dopo aver ascoltato tante storie di malocchio, fattucchiere e folletti non si è ancora “sazi”,  si continua con la sagra a base di piatti tipici e il mercatino dell’artigianato locale.  Un passaggio merita anche  il Percorso Museale nel Palazzo delle Esposizioni, dove è possibile visitare la
mostra fotografica “Con gli occhi della Memoria” di Franco Pinna, il fotografo che accompagnò De Martino nei suoi viaggi in Lucania, insieme alla mostra su “La Civiltà contadina” e “La casa contadina”.

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