PRIMA GIORNATA DI LAVORI AL 34° SEMINARIO ‘VITTORIA QUARENGHI’ DEL MOVIMENTO PER LA VITA

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Dopo l’accoglienza ai partecipanti, avvenuta nella sera di domenica scorsa, si è svolta ieri, lunedì 31 luglio, la prima giornata di lavori al Seminario estivo ‘Vittoria Quarenghi’, proposto dal Movimento per la Vita italiano (Mpv) e destinato ai giovani dai 15 ai 35 anni. L’evento, giunto alla sua trentaquattresima edizione, è in corso di svolgimento presso l’Hotel Villa del Mare di Acquafredda di Maratea (Potenza) e andrà avanti fino a domenica prossima, 6 agosto. Il titolo dell’edizione di quest’anno – “#instalife. La vita è come una foto: se sorridi viene meglio!” – si ispira a un mondo molto frequentato dalle nuove generazioni, quello dei social network. Parole, quelle del titolo, che vogliono dichiaratamente comunicare ai circa duecento giovani presenti un messaggio di speranza e di positività. Tanti i temi che verranno trattati nelle giornate di incontri, ma sempre legati dal filo conduttore che caratterizza l’attività della prima realtà pro-life italiana: la necessità di difendere la vita umana dal concepimento alla morte naturale.

GUZZO: «LA DIFFERENZA SESSUALE È DONO, OPPORTUNITÀ E MISTERO»

Il primo a parlare nella mattinata di lunedì è stato il giovane sociologo Giuliano Guzzo, 32 anni, autore del libro ‘Cavalieri e principesse’, (ed. Cantagalli, 2017). Nel presentare il suo ultimo lavoro, Guzzo ha sottolineato come le differenze tra uomo e donna siano un bene da custodire e da valorizzare. «La differenza sessuale – ha detto – è un dono, perché è data fin dall’inizio della vita ed è per sempre, ma è anche un’opportunità, perché permette a uomini e donne di completarsi reciprocamente, ed è infine un mistero, in quanto realtà inesauribile da qualunque studio».

SGROI: «SE NON C’È L’AMORE, SPERARE DIVENTA IMPOSSIBILE»

A seguire, è intervenuto Saverio Sgroi, educatore, che riprendendo alcuni passaggi del libro ‘La strada’, di Cormac McCarthy, ha parlato delle profonde domande di senso che caratterizzano la vita dei giovani. “Chi sono?”, “Da dove vengo?”, “Dove vado?” sono interrogativi che necessitano di una risposta se non si vuole girare a vuoto. «Il nostro cuore – ha dichiarato – è sempre alla ricerca di qualcosa che lo soddisfi, e sarà così fino all’ultimo giorno della nostra vita». L’orizzonte è quello della speranza, ma essa «deve essere alimentata dall’amore, perché se non c’è l’amore, allora sperare diventa impossibile».

MORANDI: «OFFRIRE ALLE DONNE UNA LIBERTÀ DI SCELTA VERA E CONCRETA»

Lara Morandi, assistente sociale e volontaria presso il Centro di Aiuto alla Vita di Firenze, ha concluso la serie di interventi della mattinata ripercorrendo i tratti ispiratori e le linee di azione del Movimento per la Vita e dei Centri di Aiuto alla Vita (Cav). «I Cav – ha spiegato – sono nati per essere a favore delle donne, senza giudizio e senza condanna, per rimuovere gli impedimenti alla gravidanza e per offrire alle donne una libertà di scelta vera e concreta». Fondamentale a questo scopo il ruolo del servizio SOS Vita, disponibile per telefono e via chat: «È un volontariato che si può sfaccettare in tantissimi modi diversi, ma possono fare tutti la differenza. Tuttavia – ha precisato – è indispensabile che i volontari abbiano una formazione specifica sugli argomenti e sul modo di approcciarsi».

ROCCELLA: «L’INDIVIDUALISMO MINA L’INTEGRITÀ DELL’UMANO»

Nella sessione pomeridiana è intervenuta Eugenia Roccella, deputata di IDeA-Identità e Azione, che ha raccontato il suo passato di militante nell’ambito del Partito Radicale e di come la cultura da esso propagandata, quella dell’individualismo, sia diventata ormai imperante nella società. Un fenomeno che potrebbe però dare alcuni effetti inaspettati: «I concetti dell’individualismo di massa – ha detto – si stanno rovesciando e stanno cominciando a minare la stessa integrità dell’umano». La soluzione, per Roccella, sta nella consapevolezza di «essere minoranza creativa ed incisiva, anche da una posizione minoritaria e scomoda». A dimostrarlo ci sono alcuni esempi recenti, come la mobilitazione in favore del piccolo Charlie Gard, «un’iniziativa gestita dal basso e senza leader o riferimenti politici».

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