Rapporto Svimez: Rosella (Idv), bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?

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Il bicchiere mezzo pieno: la Basilicata è la seconda regione del Mezzogiorno e una delle prime d’Italia, anche se rallenta la crescita (da più 5,4% del 2015 a +2,1% del 2016). Il bicchiere mezzo vuoto: l’incidenza della povertà assoluta da noi come in tutto il Sud nel 2016 cresce nelle periferie dei città più grandi e, sia pure in misura più contenuta, nei comuni con meno di 50 mila abitanti che in Basilicata sono tutti eccetto i due capoluoghi. E’ la prima lettura di Angelo Rosella, segretario regionale Italia dei Valori del Rapporto Svimez. Rosella tenta di “buttare” acqua sul fuoco di facili entusiasmi per la crescita del Pil citando la nota Svimez secondo la quale l’industria lucana è in ripresa già dal 2014 e continua a tirare, sia pure con intensità diverse nell’ultimo triennio. E poi l’ennesimo richiamo al fattore spopolamento che mette in discussione la tenuta civile della nostra regione. L’aspetto più preoccupante è l’avvertimento di Svimez: se il Mezzogiorno proseguirà con gli attuali ritmi di crescita, recupererà i livelli pre-crisi nel 2028, 10 anni dopo il Centro-Nord. Noi – dice Rosella – intendiamo raccogliere questo avvertimento e fare di tutto perché la politica, le istituzioni con Regione in testa, le forze sociali ed imprenditoriali si facciano carico di un impegno straordinario per superare innanzitutto il crescente disagio sociale e per non aspettare, magari a braccia conserte, il 2028. Lo Svimez in proposito avvertendo che due anni di crescita non sono sufficienti a svicolare il Sud dalla spirale bassi redditi-bassa produttività-bassa competitività- scarsa cumulazione  propone una strategia mirata a rivedere la Politica di coesione, a conquistare maggiori margini di flessibilità del bilancio, abbandonando le politiche di austerità. Valuteremo già dai prossimi mesi gli effetti del “Decreto Mezzogiorno” del Governo Gentiloni, in base alla quale le Amministrazioni centrali dello Stato destinano alle Regioni meridionali, a partire dal 2018, una quota della loro spesa ordinaria in conto capitale proporzionale alla popolazione, all’incirca pari al 34%. Ma anche il Governo Regionale – conclude – non deve accontentarsi della modesta crescita del Pil senza occupazione e sviluppo specie nelle aree più interne.

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