Pac, Cia: ancora caos su domande uniche, a pagare sono sempre gli agricoltori

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Una lettera aperta alle istituzioni per una revisione totale del sistema. A pochi giorni dalla fine della Campagna Pac 2017, la terza consecutiva in regime di proroga, la Cia-Agricoltori Italiani chiede un cambio di passo. Anche quest’anno, garantire agli agricoltori la presentazione nei tempi delle domande uniche e di quelle dei PSR (Piani di Sviluppo Rurale) è stato difficile e impegnativo, a causa dei malfunzionamenti del sistema amministrativo e informatico ormai assolutamente inadeguato.

Per le aziende agricole l’accesso agli aiuti comunitari e nazionali costituisce, infatti, una risorsa economica essenziale, soprattutto in periodi di crisi caratterizzati da eventi climatici avversi e dalla competizione di un mercato sempre più forte. La Campagna Pac che si sta concludendo, invece, rischia di ingrossare le fila delle aziende agricole che non riceveranno gli aiuti senza averne alcuna responsabilità. “Non può essere accettato -si legge nella lettera della Cia- che le evidenti mancanze tecniche e le inadeguate o tardive decisioni amministrative ricadano sugli agricoltori e sui CAA – Centri di Assistenza Agricola, loro strumenti“.

In particolare, il Ministero delle Politiche agricole e Agea non hanno valutato a pieno le prevedibili complessità derivanti dalla transizione al modello di domanda grafica, in un Paese come il nostro che già presenta numerose specificità territoriali e produttive e che genera circa 900.000 domande uniche di aiuto e oltre 200.000 domande di PSR. Con il modello di domanda grafica la mole di informazioni richiesta, infatti, aumenta e questo, da un lato, è un beneficio, perché consente di predisporre domande Pac più precise, ma dall’altro comporta lo svantaggio di rallentare l’iter burocratico. Solo un impegno straordinario dei tecnici, infatti, ha reso possibile il raggiungimento dell’obiettivo del 75% di superficie agricola gestita in modalità grafica.

La lettera sottolinea, inoltre, il rischio che l’apparato Agea, che ha gestito questo 2017, possa non essere lo stesso che si occuperà della fase di verifica e delle istruttorie che presiedono ai pagamenti. Si potrebbe quindi assistere al mancato assolvimento degli impegni presi e degli accordi tecnici conclusi.

Di fronte a queste inefficienze, è evidente che occorre cambiare il modello di Agea e procedere a un radicale cambio di rotta, in modo che non si scarichino ancora sui soggetti più deboli “le responsabilità di un sistema che ha generato danni, di cui non è ancora neanche possibile valutare a pieno gli effetti”.

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