CONFCOMMERCIO: IN BASILICATA L’ “ECONOMIA NON OSSERVATA” INCIDE PER IL 16,3 P.C. SUL VALORE AGGIUNTO REGIONALE

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Tra il 2011 e il 2014 il tasso di evasione fiscale è salito del 5,3% e, secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, che ha presentato un’analisi regionale su dati del 2014 sulle cause determinanti dell’evasione fiscale, è da attribuire interamente alla crescita della pressione fiscale locale che è stata di quasi il 30%. In Basilicata complessivamente si stima in 1.616 milioni di euro l’ammontare dell’imponibile evaso con un’incidenza della cosiddetta “economia non osservata” (evasione più sommerso in totale) pari al 16,3% sul Valore Aggiunto Regionale ed un tasso d’irregolarità del lavoro che tocca il 15%.

Ma al di là delle classifiche per regioni è lo sforzo condotto dalla studio di individuare un modello di funzionamento dei meccanismi che portano ad evadere che merita attenzione. E lo studio Confcommercio individua sostanzialmente tre “molle” che, se non vengono azionate, favoriscono l’evasione (deterrenza, senso civico, semplificazione) e una – la pressione fiscale – che, se diminuisce, favorisce l’adempimento fiscale.

La prima “molla” che spinge ad evadere è la mancanza di deterrenza: l’efficacia dei controlli e le sanzioni scoraggiano l’evasione tant’è che il modello-Confcommercio calcola che con un aumento della deterrenza del 10 per cento l’evasione si ridurrebbe del 3 per cento. La seconda “molla” che spinge ad evadere è la mancanza di senso civico che, secondo lo studio, viene “fiaccato” anche dal vedere, a fronte delle proprie tasse, servizi scadenti e malagestione. Anche in questo caso l'”equazione dell’evasione” dice che con un aumento dell’indice del senso civico del 10 per cento, l’evasione calerebbe del 3 per cento. Il terzo elemento è la facilità dei meccanismi di adempimento: in una parola la semplificazione fiscale. Meno burocrazia, meno evasione.

Il quarto elemento che spingerebbe all’evasione è quello classico della pressione fiscale, che per fare un esempio a Potenza ammonta tra addizionale ed imposte regionale e comunali a 3.832 euro pro-capite. In questo caso il ragionamento è opposto: con una diminuzione della pressione fiscale del 10 per cento, l’evasione si contrarrebbe del 6 per cento. Inoltre, la presenza di piccole imprese – in Basilicata il 96,7% dell’”universo imprese” , che invece spesso viene adottata come un “indizio” di una certa tendenza all’evasione, secondo i riscontri dello studio, avrebbe una influenza assai minore sull’inclinazione ad evadere. In parole più chiare: non sono i titolari di imprese familiari o piccoli i maggiori evasori.
“Da tempo denunciamo, come sottolinea il nostro presidente nazionale Carlo Sangalli – commenta Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – che il livello di pressione fiscale del nostro paese – ormai stabile al 43% – è insostenibile per il nostro sistema produttivo e incompatibile con qualsiasi realistica prospettiva di crescita robusta, diffusa, duratura. Le risorse necessarie per ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese si possono e si devono trovare agendo su due binari: da un lato, attraverso una profonda operazione di eliminazione di sprechi e inefficienze che l’aggregato dei consumi pubblici ancora presenta a qualsiasi livello istituzionale, centrale e locale. Dall’altro, attraverso il contrasto all’evasione che – come confermato dall’analisi del nostro Ufficio Studi – consentirebbe, a determinate condizioni, di recuperare oltre 86 miliardi di imponibile evaso e quasi 43 miliardi di gettito da restituire, sotto forma di minori aliquote, ai contribuenti in regola. E, tra i fattori che determinano l’evasione, indipendentemente dalla dimensione di impresa o dal settore produttivo, risultano cruciali proprio la quantità e la qualità dei servizi pubblici resi al cittadino e la facilità di adempimento degli obblighi fiscali. Variabili che, nel Mezzogiorno in particolare, sono costantemente e sensibilmente peggiori del resto del Paese. E’ anche qui che si deve intervenire perché – per fare un esempio – solo per gli adempimenti fiscali, le nostre imprese devono impiegare 30 giornate lavorative all’anno, 11 in più rispetto alla media dei Paesi dell’area Euro. Dunque – aggiunge – un sistema fiscale costruito su queste basi inevitabilmente conduce a rapporti conflittuali tra fisco e contribuenti. E’ un sistema squilibrato, farraginoso, complicato da capire e da gestire ed estremamente costoso per le imprese e per gli imprenditori. E si badi bene: la giacenza media delle procedure civili a Potenza è di 845 giorni, tra le più alte in assoluto tra le sedi di distretto giudiziario.

In definiva – è la conclusione cui perviene lo studio Confcommercio – per realizzare una concreta semplificazione fiscale occorre ridefinire dalle fondamenta il sistema tributario del nostro Paese al fine di raggiungere un nuovo equilibrio in grado di coniugare semplificazione ed equità. Insomma, abbiamo bisogno di un sistema fiscale che sia semplice, equo e capace di assicurare stabilità e certezza ad imprenditori e cittadini.

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