A Matera mostra fotografica “Alma mater. Storie di transumanza, pascoli e vie erbose”

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Sarà inaugurata nella sera di venerdì 7 a Matera , nei locali della Galleria Studio Arti Visive di via delle Beccherie 41, la mostra fotografica “Alma mater. Storie di transumanza, pascoli e vie erbose”, con scatti che hanno per soggetto la transumanza delle vacche di razza Podolica a Matera e realizzati dall’artista materana Teresa Lupo. L’autrice degli scatti negli ultimi anni ha seguito l’arrivo, la permanenza al pascolo e la partenza delle podoliche transumanti che ogni anno percorrono strade e sentieri tra la Murgia di Matera e l’Appennino Lucano. Alla prima dell’esposizione sarà presente l’autrice che condurrà tra le immagini e renderà i visitatori partecipi delle sue esperienze artistiche sulla descrizione del paesaggio e delle attività rurali. Alla realizzazione hanno contribuito le sponsorizzazioni di aziende agricole del materano e di CIA Basilicata.

 “In Italia – sottolinea Cosimo Gaudiano, responsabile Agia Matera – si è rinnovato l’interesse per l’economia agricola e la cultura rurale, complici la riscoperta del valore dei paesaggi modellati dalle mille “agriculture” nazionali e il ricambio generazionale alla conduzione di terreni e imprese. Parallelamente fioriscono i tentativi descrittivi e artistici di identificare i nuovi rapporti tra le città e le campagne, con le contraddizioni e le opportunità. La transumanza di greggi e mandrie è ancora praticata rivelando la sua adattabilità e flessibilità nel tempo, nonostante la sua scomparsa più volte prevista. Essa diventa così archetipo della fusione tra elementi strutturali moderni con il mondo rurale apparentemente immutabile, strade moderne asfaltate e l’accesso del pastore a pascoli in luoghi ancestrali tramandatisi tra le generazioni. Le visioni fotografiche – aggiunge Gaudiano – espongono questa amalgama e ci stimolano a immaginare nuovi usi e inserimenti per elementi concepiti per essere estranei al delicato e forte tessuto paesaggistico italiano. Si rende così possibile l’attualizzazione e la salvaguardia di questo pezzo di cultura contadina da abbandono e appassimento definitivo.”

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