Diritto di proprietà? Segreto industriale e commerciale? No, Diritto umano e civile alla conoscenza.

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Bolognetti: Dalle ore 23.59 di lunedì 22 maggio inizierò un digiuno di dialogo con gli uffici del Dipartimento Ambiente e con il Presidente della Giunta regionale Marcello Pittella.

di Maurizio Bolognetti  

La Regione Basilicata e il suo Dipartimento Ambiente intendono tutelare un presunto diritto alla segretezza rivendicato da Eni o il sacrosanto diritto umano e civile dei cittadini a poter conoscere per deliberare? La Regione Basilicata intende onorare la Convenzione di Aarhus o assecondare l’assurda pretesa di un’azienda di Stato, che pretende di secretare informazioni che di tutta evidenza hanno a che fare con lo stato delle matrici ambientali? La Regione Basilicata intende onorare il Decreto Legislativo n. 195/2005 o vuole favorire il tentativo di Eni di nascondere il suo operato, dopo la perdita di 400 tonnellate di greggio dai serbatoi del Centro Olio Val d’Agri? Cos’è prioritario in questa brutta storia di inquinamento: il diritto del cittadino alla conoscenza o il presunto diritto dell’Eni alla segretezza?

Francesca Zarri, Vice Presidente del Distretto Meridionale dell’Eni, dovrebbe preoccuparsi ed occuparsi del “pregiudizio” che l’irresponsabile e sciatto comportamento di Eni ha arrecato e sta arrecando alla Val d’Agri. Ci vuole davvero una impagabile faccia tosta per pretendere di far prevalere un presunto diritto “alla riservatezza delle informazioni commerciali e industriali” rispetto a quanto sancito dall’art. 2 del Dlgs 195/2005, che afferma chiaramente che vanno considerate informazioni ambientali anche “le attività che incidono o possono incidere sugli elementi e sui fattori dell’ambiente e le misure o le attività finalizzate a proteggere i suddetti elementi“. Cosa pretende di nascondere Eni? Quale pregiudizio potrebbe ricevere Eni dalla divulgazione delle procedure di MISE(Messa in sicurezza d’Emergenza) o di un Piano di Caratterizzazione(PDC)? C’è “pregiudizio”, amici dell’Eni, quando non si rispetta l’art. 3 quater del Codice dell’Ambiente: “Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”. C’è “pregiudizio”, amici del Dipartimento Ambiente, quando non si rispetta l’art. 3 del Dlgs 195/2005: “l’autorità pubblica mette a disposizione del richiedente l’informazione ambientale quanto prima possibile e, comunque, entro 30 giorni dalla data del ricevimento della richiesta ovvero entro 60 giorni dalla stessa data nel caso in cui l’entità e la complessità della richiesta sono tali da non consentire di soddisfarla entro il predetto termine di 30 giorni […] l’autorità pubblica informa tempestivamente e, comunque, entro il predetto termine di 30 giorni il richiedente della proroga”. C’è “pregiudizio” quando non si onora l’art. 3 ter del Codice dell’Ambiente: “La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private”.

Ecco, da cittadino vorrei essere messo nella condizione di poter onorare il sopra citato articolo e rivendico il mio diritto a poter sapere cosa si sta facendo per rimediare ai danni prodotti dallo sversamento di oltre 400.000 litri di greggio.

Cosa intende fare la Regione Basilicata? Cosa intende fare il Dipartimento ambiente della Regione Basilicata? Spero non adeguarsi ai desiderata di chi, per dirla con le parole del prof. Sergio Tanzarella, pretende di essere padrone non solo del nostro presente, ma anche del nostro futuro. Le pretestuose e inconsistenti pretese dell’Eni vanno respinte al mittente.

Dalle ore 23.59 di lunedì 22 maggio inizierò un digiuno di dialogo, per chiedere agli uffici della Regione Basilicata di rispondere alle numerose richieste di accesso che ho inoltrato su alcuni siti inquinati dalle attività di estrazione idrocarburi. Un digiuno per chiedere il rispetto della Convenzione di Aarhus. Un digiuno con il quale intendo rivolgermi al Presidente della Giunta regionale Marcello Pittella, per chiedergli di fare definitivamente chiarezza sulla linea che la Regione intende perseguire. Dalla parte dell’Eni o dalla parte dei cittadini? In una scala gerarchica cos’è prioritario: il presunto diritto al segreto industriale e commerciale, che non c’è, o il diritto alla conoscenza su quanto sta avvenendo in val d’Agri? E’ del tutto evidente che le informazioni richieste nulla hanno a che fare con segreti industriali e commerciali.

Nel dirmi certo che le risposte che chiedo non tarderanno ad arrivare, spero che questo mio digiuno di dialogo possa servire ad avviare una riflessione collettiva su un tema importante qual è il diritto umano e civile alla conoscenza.




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