Sanità Futura: A Matera superare liste di attesa ed attrarre utenza extraregionale non è “mission impossible”

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Il Piano straordinario messo a punto dall’Asm per superare le liste di attesa e – come sottolinea efficacemente il direttore sanitario Adduci – per rispondere in tempi ancor più rapidi a fabbisogni che vedono sempre più presenze da fuori regione, a riprova del fatto che qualità dei servizi e velocità di risposta delle strutture specie della diagnostica a Matera fungono da inevitabile attrattore di pazienti,  dimostra quanto sosteniamo da sempre: superare liste d’attesa ed attrarre utenza extraregionale, due facce della stessa medaglia, non è “mission impossible”. E’ il commento di Giuseppe Demarzio, Sanità Futura.
Il Piano Asm – aggiunge – è il caso di ricordare prende le mosse dall’ordine del giorno, fortemente sostenuto con nostre iniziative specie in Quarta Commissione (presidente Bradascio), approvato dal Consiglio Regionale che ha impegnato la Giunta ad attivarsi senza indugio affinché, nelle more dell’approvazione dell’apposito piano regionale finalizzato alla riduzione delle liste di attesa e della emigrazione sanitaria si favorisca il prolungamento dell’orario degli ambulatori e delle altre strutture deputate ad erogare prestazioni sanitarie, fine settimana e festivi compresi. Sanità Futura da anni ha espresso la totale disponibilità a tenere aperte le strutture specialistiche associate anche in orari serali e la domenica.
Per noi il “bubbone” delle liste di attesa, un antico male che nuoce alla salute dei cittadini e all’attività delle strutture che si occupano di prevenzione e tutela della salute, si può sanare. E’ semplicemente assurdo infatti che la nostra Regione preferisca pagare le prestazioni che i nostri cittadini andranno a fare oltre confine perché non potranno più riceverle qui. In sintesi sarebbe utile intraprendere un’azione di ripulitura delle liste d’attesa attraverso il pieno utilizzo delle strutture sanitarie private accreditate. Sarebbe una soluzione a portata di mano, più economica, più veloce e più efficace.
Una cosa è certa – dice ancora De Marzio – non si deve più ripetere a Matera e nel resto della regione l’amara esperienza degli ultimi anni del “respingimento” di utenti extraregionali, in numero sempre più crescente affetti da patologie gravi come quelle oncologiche, che si vorrebbe imporre alle strutture sanitarie private accreditate e che burocraticamente viene chiamato con il nome di “mobilità attiva”. Una questione dunque che ha implicazioni sulla cura e sulla prevenzione della salute di migliaia di cittadini, specie della Puglia e della Calabria, ma di tante altre regioni, che scelgono strutture e centri specializzati di Matera e della nostra regione per sfuggire alle liste di attesa della propria regione e che ha un peso importante per bilanciare la “mobilità passiva” vale a dire il ricorso di lucani a strutture e centri di altre regioni con un costo a saldo per la sanità lucana intorno ai 39 milioni di euro l’anno. Su questo tema non ci può essere “interpretazione” di normativa che impedisca ad un cittadino di Lecce di rivolgersi ad un Centro accreditato di Matera.
Il dato di partenza è che un paziente lucano su quattro si fa ricoverare in una struttura extraregionale, in molti casi anche per cosiddette operazioni “di routine”, con una percentuale che è tra le più alte d’Italia. Da una lettura più approfondita dei numeri si scopre poi come vi siano alcune realtà regionali dove il fenomeno della mobilità sanitaria, sia attiva che passiva è molto elevato. Noi emigriamo di più di quanto non immigriamo ed il saldo ci punisce severamente; regioni cosiddette virtuose fanno il contrario. Per noi la priorità è un riposizionamento delle politiche sanitarie e del welfare rapido, incisivo, serio, fortemente orientato alla risoluzione veloce dei punti di maggiore criticità. La nostra ricetta – 4 Torri, intese come strutture delocalizzate rispetto al centro della regione, per azzerare la mobilità passiva ed attrarre utenza extraregionale – si fonda sulla presa in carico di un problema più grande che chiede un approccio interdisciplinare, fatto di reale semplificazione amministrativa, di formazione professionale, di investimenti nell’implementazione di nuove tecnologie, di innovazione dei processi aziendali, di integrazione con altri mondi produttivi. Si pensi inoltre che è possibile offrire servizi “all in day”, in un solo giorno, soprattutto di prevenzione per evitare inutili e costose degenze ospedaliere.

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