Il sistema Paese deve essere ‘amico’ dei giovani che hanno avviato un’impresa

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In Italia la voglia dei giovani di fare impresa non manca e lo testimoniano i 535.000 imprenditori artigiani under 40 nelle cui mani è affidato il futuro della piccola impresa italiana.  E allora bisogna sostenere le energie dei giovani. Occorre offrire loro nuove opportunità, a cominciare da un sistema di istruzione più moderno ed efficiente, capace di far emergere i talenti, premiare il merito e creare connessioni con il mondo del lavoro. Il sistema Paese deve essere ‘amico’ dei giovani che hanno avviato un’impresa. Lo sostiene Rosa Gentile (Delegata del Presidente di Confartigianato ai Movimenti), che ha partecipato alla Convention del Movimento Giovani Imprenditori-Confartigianato. Il titolo scelto “Artigiano 4.0: il punto sul futuro” e tra i temi affrontati industria 4.0, alternanza scuolalavoro e welfare.

L’artigiano, rispetto agli altri mestieri – sottolinea Gentile – ha sempre avuto un tratto unico e inconfondibile – a prescindere dalla specificità del lavoro svolto. Potremmo dire una sorta di identikit ben delineato. È flessibile e indipendente nel suo modo di intraprendere; coniuga con naturalezza il sapere (cultura teorica) con il saper fare (cultura pratica) è spinto da una grande curiosità ed è capace trasformare le sue idee in oggetti/servizi anche se sa ascoltare il cliente e riesce a interpretarne anche i bisogni e le passioni più recondite; infatti crea prodotti in base alle esigenze del cliente, su misura e spesso unici. Per questo – aggiunge – comunicare alle giovani generazioni il loro “saper fare con arte” rappresenta  una delle grandi sfide nella quale sono impegnati gli imprenditori artigiani di oggi, cavalcando la rivoluzione industriale del nostro secolo, quella del digitale. L’innovazione è l’elemento centrale per la competitività. Le imprese, anche le piccole, non competono più sull’abbassamento dei costi, ma sulla qualità e l’innovazione. Oggi abbiamo un mercato enorme, globale, che ci dà grandi opportunità, perché possiamo contemporaneamente vendere vicino casa ma anche a migliaia di chilometri di distanza, dobbiamo far interagire bene questi mondi, quello del sapere e quello dell’impresa, in modo di creare la giusta sinergia per mantenere la leadership competitiva italiana in tutto il mondo. Perciò l’artigiano moderno deve essere qualcuno che intraprende, come dice la parola stessa. Per farlo, però, insegue valori e non esclusivamente il profitto. Nei valori ci sono tante cose, quello che secondo me è più tipico dell’artigiano italiano è il gusto del bello. Come Confartigianato – continua  – stiamo da tempo sperimentando un nuovo modo di promuovere l’auto-imprenditorialità, un contributo innovativo offerto dalle PMI per “formare gli imprenditori di domani”. Dobbiamo impegnarci” spiega ancora Gentile “per avvicinare sempre più l’orientamento al mondo del lavoro e per far questo è necessaria innanzitutto un’azione culturale, come testimoniano i dati sulle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali. Un’azione da rivolgere non solo ai ragazzi, ma prima di tutto ai genitori: non esiste una scuola di serie A, composta da licei, e una scuola di serie B, composta da istituti tecnici e professionali. Il rischio è quello di veicolare un messaggio sbagliato, che porta a un ‘orientamento’ fuorviante verso i nostri giovani, a prescindere dalla richiesta del mercato del lavoro”. Nel ricordare che il Protocollo d’intesa firmato da Confartigianato e Ministero del Lavoro è finalizzato a individuare azioni che favoriscano l’incontro fra i giovani e le imprese artigiane per sviluppare la cultura dell’autoimprenditorialità, Confartigianato intende offrire ai ragazzi e alle loro famiglie una ‘bussola’ per intraprendere un percorso formativo e concrete opportunità di esperienze in azienda, attraverso stage, tirocinio, apprendistato. “Noi continuiamo a sostenere” conclude Gentile “che l’apprendistato è lo strumento fondamentale per avvicinare i giovani al mondo del lavoro e per trasmettere le competenze tipiche delle attività che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo. L’Italia deve investire su questo contratto che coniuga il sapere e il saper fare, e che ha formato generazioni di lavoratori ma è stato anche la ‘palestra’ per migliaia di giovani che hanno creato a loro volta un’impresa”.

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