BASILICATA, TERRITORIO E AMBIENTE

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Le ormai ricorrenti notizie su accertati e segnalati danni ambientali o fonti d’inquinamento, che si registrano sul territorio della Basilicata, destano sempre più di frequente allarme nella cittadinanza e in molte istituzioni circa i possibili rischi per la salute umana, nonché per il degrado ambientale che sta subendo il territorio regionale lucano, che con le sue potenzialità avrebbe dovuto essere il volano per lo sviluppo socio economico della regione ed invece si sta tramutando in un ostacolo per la progettualità programmatica e per gli investimenti in BasilicataIl recente provvedimento adottato dal Governo Regionale, riguardante il fermo imposto all’ENI delle attività del centro oli di Viggiano, si è reso certamente necessario di fronte alla evidenza confermata dagli organi preposti, di arginare e porre fine agli sversamenti di idrocarburi nel sottosuolo e nelle falde acquifere che alimentano invasi destinati a raccogliere acqua per usi civili. Inquinamento ambientale grave, che attenta alla salute pubblica, causato a quanto si apprende, da perdite dei serbatoi di raccolta del petrolio grezzo. La gravità di tale danno ha quindi richiesto un provvedimento drastico, come la chiusura di ogni attività estrattiva. Tanto drastico, quanto tardivo. A fronte di queste reiterate condizioni di pericolosità ambientale i Popolari Uniti della Basilicata, hanno voluto interrogarsi ancora una volta sulla sostenibilità di un modello di sviluppo che da tempo si dimostra fallace per la regione, come dimostra la condizione di disagio sociale, sofferenza economica e costante diminuzione della popolazione, specie giovanile che la Basilicata sta soffrendo. A voler ripercorrere tutta la storia della questione petrolifera in Basilicata, si correrebbe il rischio di essere ripetitivi e noiosi. Un interrogativo forte però la collettività lo pone e la politica deve farsi carico di dare una risposta. Cosa ha avuto questa terra dalle attività di coltivazione dei giacimenti di idrocarburi che su di essa insistono? Perché a questa superiore ragion di stato abbiamo dovuto abbandonare tutti i modelli del famoso “Sviluppo autopropulsivo” che gli stessi piani regionali di sviluppo adottati dalla Regione Basilicata dagli anni 90 in poi disegnavano per un territorio il quale presentava nelle sue potenzialità quasi esclusivamente risorse naturali? La Basilicata non è una piccola regione, come si vuol far credere, bensì è una grande regione con pochi abitanti rispetto alla vastità del suo territorio ed alle potenzialità che lo stesso potrebbe esprimere attraverso la importante risorsa idrica, le foreste di pregio, la potenzialità agricola, un paesaggio variegato che spazia dalle coste dei mari Ionio e Tirreno alle più alte cime dell’appenino meridionale, fino ai 2.200 metri del Pollino; la importante catena montuosa che sovrasta la valle dell’Agri, i paesaggi vallivi e gli sconfinati paesaggi agrari del materano. Un milione di ettari sui quali sono distribuiti “sapientemente” da madre natura con una varietà unica, rispetto a tutte le altre regioni italiane. Inoltre, la presenza di due importanti parchi nazionali, dei parchi regionali, delle riserve naturali statali presenti in ambedue le province, fanno sì che la Basilicata nel suo complesso conti su di un patrimonio unico di beni naturali, culturali e paesaggistici, fino a pochi anni fa incontaminati. Anziché farne tesoro da mettere a reddito, soprattutto dopo la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali realizzate sul territorio regionale fino alla fine degli anni 70 dello scorso secolo: strade, raccordi autostradali, fondo valli a scorrimento veloce, che hanno consentito alla Basilicata di uscire dall’atavico isolamento nel quale era relegata, si sono rincorsi e subiti, modelli da new economy che ci consegnano intere porzioni di territorio montano e collinare devastate dalla presenza di pale eoliche e distese di pannelli solari. Condizione questa che evidenzia come il nostro vasto e spopolato territorio sia ritenuto oggetto per la realizzazione di disegni ad esso esterni e non soggetto di una programmazione della classe dirigente e di governo locale. Per questo motivo, i Popolari Uniti della Basilicata, ritengono che da parte del Governo regionale debba subito intraprendersi una iniziativa che porti le forze politiche di maggioranza a fare sintesi sulla grave situazione che si sta alimentando intorno alle questioni ambientali nella regione, non disdegnando, altresì, di informare le stesse circa le azioni che si stanno ponendo in essere per fronteggiare la crisi economica e occupazionale che interesserà a breve le aree della Val d’Agri influenzate dalle attività industriali oggetto della sospensione.

Rocco Chiriaco

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