Pausa pranzo, guai a chiamarla “pranzo veloce”

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La frenetica vita d’ufficio non resiste al rito della pausa pranzo, uno stop irrinunciabile per 8 italiani su 10;  con il 51% che gli dedica in media un’ora o più. Solo il 18% non la fa mai o più raramente e, se proprio decide di riempire lo stomaco, lo fa con spuntini spezza fame nell’arco della giornata. E’ quanto emerge da un’indagine Doxa.

Per i ristoratori Antonio e Giuliano Black Pepper Potenza, attenti ad interpretare gusti ed esigenze di impiegati, lavoratori, professionisti, giovani che per la pausa pranzo si affidano alla ristorazione, guai a chiamarlo pasto veloce e frugale, è un’occasione per socializzare. ​

Al contrario dell’immaginario collettivo, in realtà, rappresenta “un’oasi felice” in cui ricaricare le pile, mangiare bene e anche fare amicizia. Per il 31%,  infatti, è un’occasione per socializzare, da condividere con i propri colleghi (31%). Con un occhio di riguardo per alimenti buoni e salutari (48%). Post, tweet, like e condivisioni restano confinate agli irriducibili dello smartphone: sono solo il 13% quelli che mangiano “connessi”. Ancora di meno (5%) quelli che mangiano mentre continuano a lavorare e quelli che scelgono di utilizzare la pausa pranzo per fare sport (3%).

“ Il pranzo fuori casa –  è il parere dello chef Roberto Pontolillo (Black Pepper Potenza) – oltre a soddisfare l’esigenza di alimentazione è soprattutto gratificazione sensoriale. Il primo requisito di ogni consiglio alimentare è ‘goditi i tuoi pasti”. Dobbiamo tuttavia gratificare i sensi senza farci del male. Piccoli piaceri gustativi sono insomma non solo leciti, ma addirittura benvenuti. Quindi spazio a fantasia e creatività variando continuamente il menù e piatti unici specie per un secondo che è sufficiente come pasto completo al costo del buono pasto medio”.

Esperti, chef, nutrizionisti non risparmiano consigli. “In base al proprio lavoro ed al proprio biotipo di appartenenza è possibile ottimizzare la dieta – sostengono Antonio e Giuliano – affinché il cibo supporti correttamente e mantenga efficienti, operativi e carichi di energia per tutto il giorno”.  Cosa dovrebbero mangiare, ad esempio, gli impiegati? “In generale gli impiegati trascorrono la giornata seduti e rientrano a pieno titolo nella categoria dei lavoratori sedentari – dicono a Black Pepper – anche se fanno sport per passione, perché la maggior parte del loro tempo viene trascorso fermi. Hanno una digestione laboriosa a causa della posizione e dello scarso movimento. Dunque pasto leggero”. I liberi professionisti “possono svolgere sia un lavoro sedentario sia in continuo movimento ma li unisce a parità di lavoro, anche se di biotipi differenti, un minimo comune denominatore: lo stress. Questo deriva dalla necessità di rinnovarsi sempre ed essere competitivi offrendo sempre il prodotto migliore”.

La “ricetta” di Black Pepper, tempio potentino della pausa pranzo salutista, è semplice ed è per tutti. Lo chef Roberto Pontolillo la spiega così: “E’ fondamentale realizzare un piatto gratificante e capace di saziarti per l’intero arco della giornata”.

“Gli italiani, durante la pausa pranzo lavorativa, evidenziano abitudini alimentari sane e ispirate al benessere visto che stando a questa ricerca, consumano alimenti leggeri, salutari e si prendono il giusto tempo per farla”, ha sottolineato Pietro Antonio Migliaccio, presidente emerito della Società Italiana di Scienza Alimentazione. “Del resto, non a caso, l’Italia è oggi al primo posto tra i Paesi del mondo che hanno una più lunga durata della vita ed un migliore stato di nutrizione e di salute”.

Nonostante le difficoltà di mercato, il pranzo resta un caposaldo fondamentale per l’economia degli operatori, e sarà anche il momento di consumo che prima degli altri reagirà positivamente al riprendersi dell’economia nazionale. È opportuno più che mai lavorare sull’innovazione dei menu, sulla qualità e sugli aspetti salutistici e di servizio. Non ultimo bisogna ricordarsi che proprio nei momenti in cui sembrano venir meno le certezze che il consumatore ricerca valori quali l’affidabilità e la tradizione. In quest’ambito bisogna mantenere i propri standard e possibilmente innovarsi.

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