EMISSIONI INQUINANTI AL CEMENTIFICIO COSTANTINOPOLI DI BARILE, LA COMMISSIONE UE HA RISPOSTO AD UN’INTERROGAZIONE DI PEDICINI (M5S)

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Da ieri 9 aprile, anche il cementificio Costantinopoli di Barile, in provincia di Potenza, dovrebbe essersi adeguato alla direttiva europea 2010/75/Ue che prevede nuove disposizioni relative alle emissioni di sostanze inquinanti che genera la produzione di cemento.

L’importante direttiva sancisce infatti che le nuove autorizzazioni vengano definite sulla base delle “migliori tecniche disponibili” (Bat) per attenuare il danno ambientale e comprendano la garanzia che le emissioni non superino “livelli associati alle migliori tecniche disponibili” (Bat-Ael).

E’ questa, in sostanza, l’informazione più rilevante contenuta nella risposta che la Commissione europea ha dato ad un’interrogazione dell’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini che era stata presentata per porre interrogativi sui problemi ambientali provocati dalle emissioni prodotte dal cementificio Costantinopoli di Barile.

Nell’interrogazione di Pedicini, sollecitata dall’associazione “Ambiente e Legalità” e da numerosi cittadini del Vulture-Melfese, venivano anche posti interrogativi sull’utilizzo, all’interno dell’impianto lucano, di combustibile proveniente da materiale di diversa natura, nonché sulla mancanza di un piano di controllo per monitorare le emissioni del cementificio e sulla richiesta di incremento della capacità combustibile dell’impianto, attraverso l’uso di rifiuti solidi urbani (css), che farebbe aumentare il potenziale inquinante dell’impianto e il rischio per la salute dei cittadini. Rispetto a questo la Commissione ha risposto che “per quanto riguarda l’utilizzo di combustibile derivato da rifiuti (cdr), dovranno essere applicate le norme in materia di coincenerimento dei rifiuti come previsto dalla direttiva europea relativa alle emissioni industriali. Per i cdr – ha aggiunto – non vi sono criteri a livello europeo volti a definire quando un rifiuto cessa di essere tale; spetta pertanto alle autorità nazionali competenti stabilire tali norme, in linea con le condizioni di cui alla direttiva quadro 2008/98/Ce sui rifiuti”.

La Commissione ha poi sottolineato che “l’accertamento di situazioni specifiche d’inadempienza è in primo luogo competenza degli organi amministrativi e/o giudiziari nazionali incaricati dell’attuazione delle direttive sopracitate, disponendo dei mezzi adeguati per far fronte a tali situazioni qualora i sospetti di violazione dovessero rivelarsi fondati.

Sulla base degli elementi a disposizione, – ha concluso – non vi è un sospetto di violazione del diritto dell’Ue da parte del cementificio Costantinopoli. Qualora si rendessero disponibili informazioni che dimostrano una non conformità al diritto dell’Unione europea, la Commissione valuterà se intraprendere le azioni necessarie incluso, se del caso, avviare procedure d’infrazione”.

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