Confartigianato:  La forza della manifattura italiana è resa possibile dal mix di valore artigiano, idee, innovazione e tecnologia

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In Basilicata la quota di addetti nelle pmi del comparto manifatturiero sfiora l’11 per cento del totale  dei dipendenti delle pmi. Un dato significativo tenuto conto che in altre regioni è inferiore. Guida la graduatoria le Marche con il 21,5% e chiude in coda il Lazio con il 4,5%. La forza della manifattura italiana è resa possibile dal mix di valore artigiano, idee, innovazione e tecnologia generato nelle 386.876 piccole imprese attive che rappresentano il 54,3% degli addetti del settore e il 12,3% dell’occupazione di tutte le imprese italiane. Ad affermarlo è Rosa Gentile, componente dell’esecutivo nazionale Confartigianato citando dati del Centro Studi confederale. Dunque – dice -nel manifatturiero è alta la vocazione artigiana. Nel settore sono attive 261.878 imprese artigiane che danno lavoro a 945.337 addetti: nel manifatturiero 1 addetto delle piccole imprese su 2 (47,6%) lavora nell’artigianato. Il “valore artigiano” – sottolinea Gentile – caratterizza modi di produrre e organizzare l’impresa che superano i vecchi limiti di forma di impresa, dimensione e settore. Il valore artigiano è caratterizzato dalla predominanza di alcuni caratteri dell’impresa, tra i quali la realizzazione di beni e servizi fondata sulle conoscenze della tradizione e caratterizzata da un forte legame con le risorse – umane e materiali – del territorio. La produzione artigiana di beni e servizi interpreta in modo originale l’abbinamento di materiali, tecniche e competenze, con lavorazioni a regola d’arte che garantiscono un prodotto ben fatto e di elevata qualità, reso possibile dal talento delle risorse umane presenti nelle imprese artigiane. Ed è proprio sulla protezione e lo sviluppo della dotazione del capitale umano delle imprese artigiane che si innescano i processi di trasmissione delle conoscenze resa possibile dal passaggio generazionale nelle imprese familiari e dai processi formativi on the job. Sul territorio la quota più elevata di occupati in piccole imprese manifatturiere sull’occupazione totale del territorio si registra nelle Marche con una quota del 21,5%, seguite dalla Toscana con il 17,6%, dal Veneto con il 17,1%, dall’Umbria con il 14,4%, dall’Emilia-Romagna con il 14,0%, dal Friuli-Venezia Giulia con il 13,3% e dall’Abruzzo con il 12,8%, prima regione del Mezzogiorno. Mentre sulla piccola impresa manifatturiera si centrano i processi di crescita e di creazione di lavoro in Italia – primo paese dell’Unione per occupati nel settore manifatturiero in piccole imprese una recente analisi dei dati Mediobanca ha evidenziato come l’allungamento delle filiere produttive ha ridotto l’attività in Italia delle grandi imprese: i maggiori gruppi manifatturieri italiani con organizzazione multinazionale realizzano il 68% dalle vendite “estero su estero”, quota salita di 7 punti in 4 anni. In chiave settoriale si osserva – per il secondo anno consecutivo – la migliore performance del valore aggiunto nella Manifattura, in salita dell’1,1% meglio dei Servizi in salita dello 0,6% e delle Costruzioni che si stabilizza (-0,1%) dopo una lunga e profonda crisi e nonostante il mancato traino della domanda pubblica. Grazie al maggior ritmo di crescita del settore nell’ultimo quadriennio, cresce la produttività delle imprese manifatturiere. Tra il 2012 e il 2016 il valore aggiunto per unità di lavoro nel Manifatturiero è salito del 4,3% a fronte di una stagnazione (-0,1%) della produttività del totale delle attività economiche: nel periodo in esame la produttività manifatturiere cresce al ritmo dell’1,1% all’anno.

Nel 2016 le imprese manifatturiere italiane hanno fatto meglio di quelle tedesche.

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