Maurizio Bolognetti: Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Bolognetti
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Egregio Signor Presidente,

da 17 giorni(dalla mezzanotte del 9 ottobre) con i miei compagni del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, Rita Bernardini e Irene Testa, stiamo provando a dar corpo ad un’iniziativa nonviolenta di dialogo per sottoporre all’attenzione delle più alte cariche del nostro Stato una questione che ha goduto dell’attenzione del suo predecessore, il Presidente emerito Giorgio Napolitano.

Occorre, signor Presidente, che in questo nostro Paese si affermi il rispetto del dettato costituzionale, il rispetto dell’einaudiano diritto a poter conoscere per deliberare; occorre che finalmente le nostre carceri siano e diventino luoghi dove far vivere la legge e quindi l’art. 27 della nostra Costituzione. Le nostre patrie galere, per dirla con Marco Pannella, oggi sono “luoghi di tortura, ma senza torturatori” perché ad essere torturata è l’intera comunità penitenziaria, ad iniziare da detenuti e agenti.

Qualche anno fa, il dottor Enrico Sbriglia del Si.Di.Pe ebbe a scrivere una straordinaria lettera, nella quale tra l’altro affermava: “Siamo stati, in verità, ricacciati negli angoli più bui di uno Stato che non sembra in grado di mantenere fede agli impegni e alle promesse solenni celebrate nelle sue leggi”.

Ecco, signor Presidente, le belle parole di Enrico Sbriglia, di un servitore dello Stato, forse potremmo farle nostre. A muovere la nostra azione e ad alimentare il nostro dialogo nonviolento è il rispetto che nutriamo per la Legge, per le nostre Istituzioni e la consapevolezza – parafrasando Marco Pannella – che inevitabilmente la strage di diritto e di diritti si fa strage di popoli. Agiamo e lottiamo ghandianamente perché siamo consapevoli che occorre interrompere la flagranza di reato in atto contro i diritti umani e la Costituzione repubblicana.

Il 10 ottobre del 2013, il Presidente Napolitano rivolgendosi alle Camere ebbe ad affermare che un provvedimento di “amnistia consentirebbe di definire immediatamente numerosi procedimenti per fatti “bagatellari” (destinati di frequente alla prescrizione se non in primo grado, nei gradi successivi del giudizio), permettendo ai giudici di dedicarsi ai procedimenti per reati più gravi e con detenuti in carcerazione preventiva”.

“Ciò avrebbe – aggiungeva il Presidente – l’effetto – oltre che di accelerare in via generale i tempi della giustizia – di ridurre il periodo sofferto in custodia cautelare prima dell’intervento della sentenza definitiva (o comunque prima di una pronuncia di condanna, ancorché non irrevocabile). Un provvedimento generale di clemenza – con il conseguente rilevante decremento del carico di lavoro degli uffici – potrebbe sicuramente facilitare l’attuazione della riforma della geografia giudiziaria, recentemente divenuta operativa”.

Signor Presidente, le parole pronunciate dal Presidente Napolitano restano drammaticamente attuali.

Non a caso il Partito Radicale ha stabilito, attraverso la Mozione Generale approvata dal 40° Congresso, “la prosecuzione della battaglia storica di Marco Pannella per l’amnistia e l’indulto”, ritenendo che essa sia “riforma obbligata per l’immediato rientro dello Stato nella legalità costituzionale italiana ed europea” e “premessa indispensabile per una Giustizia giusta improntata al diritto penale minimo, che sia resa in tempi equi e ragionevoli, da giudici terzi ed imparziali, equidistanti tra accusa e difesa”.

Signor Presidente, il 6 novembre si terrà a Roma la IV Marcia per “La Giustizia, l’Amnistia, la Libertà” e – verrebbe da aggiungere – per lo Stato di diritto e il Diritto alla conoscenza. Una Marcia per l’Amnistia intitolata a quel Marco Pannella che non a caso parlava di “Amnistia per la Repubblica” e a Papa Francesco. Una Marcia organizzata dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, che vedrà scendere in piazza Associazioni, cittadini e rappresentati delle Istituzioni. Una Marcia di dialogo e di proposta.

Ad oggi, signor Presidente, le ragioni e gli obiettivi di questa mobilitazione sono di fatto pressoché sconosciuti, così come sconosciute e silenziate sono le ragioni del nostro dialogo nonviolento.

Se è vero, come è vero, che la parola democrazia vive anche nell’einaudiano diritto di un popolo a poter conoscere per deliberare, è del tutto evidente che al popolo sovrano in questo momento, e non solo, si stia negando la possibilità di sapere, di conoscere.

Signor Presidente, confidando nella sua nota capacità di ascolto e di attenzione, colgo l’opportunità di questa mia missiva per auguraLe buon lavoro.

Latronico, 26 ottobre 2016

Maurizio Bolognetti

Membro della Presidenza del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito

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