ANCHE A SALERNO C’E’ GRASSO CHE COLA

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Divertimento e riflessione alla presentazione del libro di battute e aforismi del giovane scrittore lucano

SALERNO – Il Grasso continua a colare anche fuori dai confini regionali. Per ultimo, in ordine di tempo, a Salerno, città che durante l’impero di Diocleziano fu il centro amministrativo della provincia di Lucania. Tanto che, per l’autore, è stato quasi come sentirsi a “casa”. In Basilicata, appunto, dove Antonio Grasso è nato e cresciuto. Con la sua ironia e autoironia pungente, che trabocca anche dalla sua raccolta di battute ed aforismi dal titolo “Grasso che cola” (Zaccara Editore), il giornalista originario di San Mauro Forte ha divertito e fatto riflettere il pubblico presente nel Centro giovani di via Fieravecchia. Particolarmente apprezzata, nel corso della presentazione, l’attenzione rivolta da Grasso al rapporto fra i giovani e lavoro. Un rapporto sempre più “problematico”, come confermato – peraltro – proprio dagli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile arrivata quasi al 40% in scala nazionale. Che sale oltre il 50% nel solo Mezzogiorno. Una piaga endemica e purulenta. Ma tanti altri problemi affronta nel suo libro il giovane aforista lucano, rileggendoli in chiave umoristica. Perché, come recita il sottotitolo di “Grasso che Cola”, “ci sarebbe da piangere, ma prendiamola a ridere”. Anche se, spesso, di una risata amara. Ma pur sempre contagiosa. Leggere per credere. Sotto la lente d’ingrandimento dell’autore i paradossi del sistema politico italiano, il malcostume dilagante, l’avvento dei social e la conseguente mutazione genetica della moderna comunicazione di massa, la problematica “convivenza” dei lucani con il petrolio. E tanto altro. In fondo, come rimarca in prefazione il giornalista Salvatore Verde, “c’è molto di più dei vizi e delle virtù mutevoli nel corso del tempo: dall’intuizione fulminante al fustigatore dei costumi, dall’intransigente disincantato al cinico gaudente al non rassegnato senza più speranze. Un lavoro di ‘controinformazione’ intellettuale, di condensazione linguistica, di miniaturizzazione concettuale, di monumentalità della denuncia e di svelamento della verità cruda e nuda”.

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