TARI: CONFESERCENTI, “SALASSO” PER PMI ATTIVITA’ DELLA PROVINCIA POTENZA

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L’ennesima indagine, questa volta di fonte Ref Ricerche, conferma che per i titolari di attività commerciali, di servizi e turismo a Potenza e in provincia la Tari, la Tassa sui Rifiuti, è un vero e proprio “salasso” mentre la qualità del servizio di gestione dei rifiuti è del tutto inadeguata ed insufficiente. A riferirlo è Confesercenti Potenza citando le cifre più significative: per un ristorante la tariffa media è di 25,40 euro a metro quadrato, per un albergo di 6,36 euro al mq, per un supermercato di 23,27 euro al mq e per una media attività alimentare di 4,93 euro al mq. Il valore massimo di spesa per la TARI per i distributori di carburanti è risultato quello del Comune di Potenza, pari a 1.957 euro, poco più dei 1875 euro pagati a Roma. Piuttosto distaccata Firenze, che chiede 1.382 euro. Nemmeno le bancarelle sfuggono al caro-bolletta, considerate dalla tassa alla stregua di un’attività fissa di tipo annuale. Nonostante un calo di 4 punti percentuali rispetto al 2015 la tassa sui rifiuti – commenta il presidente Prospero Cassino – sembra essere ormai diventata un’imposta locale basata sulla superficie dell’attività e del tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall’efficienza dei sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismoIl costo a Potenza – aggiunge  Cassino – è minore di qualche centinaia di euro solo a capoluoghi quali Napoli, Milano, Roma, Firenze dove gli incassi e i profitti dei commercianti raggiungono ben altri livelli. Si conferma pertanto una forte penalizzazione per le nostre imprese che già non ce la fanno a reggere complessivamente il calo dei consumi. Come Rete Imprese Italia di Potenza – continua – ce ne siamo occupati segnalando le bollette giunte in particolare ad alcuni ristoranti del capoluogo anche sino a 5-6 mila euro. “La difformità territoriale non è l’unico problema”, spiega ancora Cassino. “Il prelievo della Tassa sui Rifiuti è cresciuto continuamente negli anni, non solo per le imprese ‘inquinanti’, ma anche per quelle più attente, che riciclano e producono meno rifiuti. E’ evidente, a questo punto, che occorra rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo, ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costi in base al tipo e al quantitativo e qualità di rifiuti effettivamente prodotti, premiando piuttosto chi mette in atto azioni di riduzione della produzione dei rifiuti e chi ricicla. L’annunciata istituzione della Local Tax è l’occasione giusta per evitare che, per una volta, l’imposta diventi l’ennesimo strumento per mascherare le inefficienze delle amministrazioni locali spalmando i costi impropri sulle imprese”.

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