Vincenzo Esposito eletto presidente Alpaa regionale

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Vincenzo Esposito è il nuovo presidente dell’Alpaa (Associazione sindacale di rappresentanza dei lavoratori produttori agroalimentari e ambientali) regionale della Basilicata, eletto oggi a Potenza dall’assemblea costituente.

All’assemblea, presieduta dal presidente nazionale dell’Alpaa Gino Rotella, hanno partecipato i segretari generali della Flai Cgil di Matera Marcella Conese e di Potenza  Giuseppe Burdi, il segretario generale della Cgil di Matera Eustachio Nicoletti e il segretario generale della Cgil Basilicata Angelo Summa.

“Abbiamo il dovere di rilanciare Alpaa per dare voce e forza alle figure miste, ai piccoli produttori agricoli che, più degli altri, stanno pagando il costo della crisi e delle contraddizioni del settore primario del nostro paese – ha detto Rotella – Spetta a noi dare risposte al profondo malessere nelle campagne e nelle aree interne e rurali del paese. Spetta a noi tutelare i piccoli produttori agricoli, spesso dimenticati dalle lobby agricole del nostro paese. Nelle prossime settimane intensificheremo la nostra attività in due direzioni: rafforzare e riqualificare i servizi da offrire ai nostri associati e, soprattutto, riprendere l’azione politica sul versante della rappresentanza dei piccoli produttori agricoli e delle figure miste al fine di farli riconoscere sotto il profilo giuridico per far cessare l’evidente discriminazione cui sono soggetti sul piano normativo. Intensificheremo, inoltre, la nostra azione per creare comunità di sostegno alle piccole attività contadine in una prospettiva di modernizzazione e di sviluppo delle aree rurali e delle zone interne. Il settore primario – ha continuato – ha bisogno di un profondo cambiamento a partire da concrete politiche basate su tre essenziali punti: il capitale umano, per riqualificare gli operatori agricoli, e per non lasciarli soli, il rilancio dell’agricoltura con adeguate politiche volte al mantenimento e alla tutela del territorio, dell’ambiente, dei laghi, del clima, della bellezza del paesaggio, da intendere come beni comuni; ridare senso alle organizzazioni di filiera per renderle semplici e trasparenti. Non basta avere prodotti di qualità, se poi non si riesce a venderli con una equa remunerazione. Non basta decantare il made in Italy e le eccellenze italiane se il profitto resta nelle mani dei manipolatori e non di chi produce. Non basta avere un patrimonio boschivo, in particolare quello pubblico, se non si avviano progetti di riqualificazione produttiva per dare possibilità di occupazione nelle zone interne. In tutto ciò – ha concluso – risiede l’essenza della nostra ristrutturazione organizzativa”.

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