Benedetto: “Bolognetti sospenda lo sciopero della fame”

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Il capogruppo del centro democratico ha presentato una mozione a sostegno della campagna ‘per lo stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato’ su iniziativa del Partito radicale.
“Il rinvio della seduta del Consiglio regionale, convocata per domani 22 marzo, non consente la discussione ed approvazione della mia mozione a sostegno del progetto / campagna ‘per lo stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato’ su iniziativa del Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, organizzazione non governativa(Ong) con status consultivo presso il Consiglio economico e sociale (Ecosoc) delle Nazioni Unite (Onu)”. Lo afferma il capogruppo del Centro democratico Nicola Benedetto. “Il segretario regionale dei Radicali lucani Maurizio Bolognetti – aggiunge Benedetto – è oggi al sesto giorno di sciopero della fame per sollecitare la Regione a seguire l’esempio di alcuni Comuni, tra i quali Rionero in Vulture, Episcopia, Castelsaraceno, Castelmezzano, Policoro, Brindisi di Montagna e Melfi, per aderire alla campagna. L’iniziativa di proposta e di dialogo nonviolento di Bolognetti, volta a con-vincere (a vincere assieme), va raccolta impegnando l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale ad assumere una posizione di sostegno, in attesa della prossima seduta consiliare calendarizzata al 5 aprile”. Benedetto ricorda di “essere da anni iscritto al Partito radicale di cui condivide numerose battaglie civili. Nella mia mozione – continua – che sposa il progetto del Partito radicale ‘per l’universalità dello Stato di diritto democratico federalista, laico, dei diritti umani, del diritto alla conoscenza’ è evidenziato che secondo il secondo rapporto del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al 31 dicembre 2014 ‘l’Italia è al primo posto, seguita da Turchia, Russia e Ucraina, tra i paesi che non hanno dato seguito alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo; l’Italia è al primo posto tra i paesi da cui provengono denunce ripetitive, ovvero per le stesse violazioni, con più di 8000 domande relative alla durata delle procedure giudiziarie e l’esecuzione delle decisioni prese ai sensi della legge Pinto, legge che aveva lo scopo di prevenire i ricorsi alla Corte’”. “Inoltre –dice Benedetto – dal 1959 al 2014 l’Italia è il paese ad aver subito più condanne dopo la Turchia; e il 51 per cento delle sentenze contro l’Italia riguardano la durata eccessiva delle procedure giudiziarie e l’elevato numero di sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e delle decisioni del Comitato hanno rilevato a partire dagli inizi degli anni 1980 problemi strutturali in Italia a causa della durata eccessiva dei procedimenti civili, penali e amministrativi. Inoltre i ritardi eccessivi nell’amministrazione della giustizia costituiscono un pericolo grave per il rispetto dello Stato di diritto”. Sono questi gli elementi – aggiunge – alla base dello stesso messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ‘riconoscere e affermare i diritti fondamentali dell’uomo è un impegno continuo, che richiede intelligenza e passione, in tutti i continenti e a tutte le latitudini. Anche nelle società che hanno posto i principi di libertà, di uguaglianza, di pari dignità tra le persone alle fondamenta dei propri ordinamenti giuridici. Queste conquiste non sono mai acquisite una volta per tutte, ma vanno continuamente inverate e rese vitali. Per queste ragioni è particolarmente meritoria l’iniziativa del Partito radicale e degli altri organizzatori della Seconda conferenza internazionale su Universalità dei diritti umani per la transizione verso lo stato di diritto e l’affermazione del diritto alla conoscenza”. “Rivolgo infine a Bolognetti – conclude Benedetto – l’affettuoso appello a sospendere lo sciopero della fame, fiducioso di un’immediata iniziativa politico-istituzionale regionale. Nel contempo, rivolgo l’invito ai consiglieri di tutti i gruppi presenti in consiglio a sottoscrivere la mozione. La lotta in difesa dello stato di diritto, per ridare forza alle nostre democrazie e per il diritto universale alla conoscenza non può non essere una questione centrale del dibattito politico regionale”.

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